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venerdì 29 gennaio 2010

Qual'è il tuo mestiere? L'Hobby Farmer, madam!

Proprio in una trasmissione di ieri sera veniva messo in risalto quant'è difficile ricollocarsi nel mondo del lavoro dopo i cinquant'anni. Per qualsiasi tipologia di lavoro, dai più umili a quelli classificati "white collar". Passati poi i 55 anni cominciano a squadrarti da tutte le posizioni e ti immagini i loro interrogativi interni: ma questo sarà in buona salute e come mai avrà perso il posto precedente; non avrà mica i primi attacchi di alzheimer e quanto si sarà tenuto aggiornato?Ma scusi ed ora cosa fà per passare le giornate?. Ti senti raggiungere da questa domanda da lontano come se non venisse da quella bocca che si sente giovane, pimpante e con il mondo in mano. Ti verrebbe voglia di una rispostaccia stile: cerco di raddrizzare il mondo altrimenti a lei potrebbe presto sfuggire di mano. Ma ti controlli e rispondi: faccio l'Hobby Farmer. Ecoo fatto!. Quella bocca si allarga, cambia espressione, da una parte va in sù, dall'altra in giù e cerca fermamente di darsi un contegno. Pare che l'abbia sempre saputo, che sia un termine che viaggia in Europa come il ragazzo della canzone della Nannini, ma poi azzarda: a che livello? Medium degree, signorina.E dentro di me penso, tanta volontà, almeno all'inizio e frutti pochi. E lei incalza: ma il suo è anche un ruolo di organizer- manager?. Ed allora sbotto: si signorina, faccio il financial planning dell'azienda, il financial controller, qualche swap per equalizzare il debito e calcolo il Retun on Investment tutte le volte che faccio una buca per seminare una patata. Nel contempo esamino attentamente anche i conti fuori bilancio per una migliore determinazione del "forward risk". In questo modo le barbabietole crescono più rigogliose e si spargono a macchia d'occhio. Possono arrivare anche in città. E poi l'Hobby Farmer, la sera, quando ha finito, si mette un abitino all'ultima moda e si getta nella mischia nel primo Happy Hour che incontra. Pensando alle sue barbabietole che, mentre lui beve il Gin-Fizz, crescono rigogliose tutta la notte. Ah! ma allora è un lavoro interessante!. Si molto, rispondo e mi ritrovo in strada con il dubbio se chiudendo la porta, le ho detto arrivederci o qualche altra cosa.

Ed ecco a chi può interessare, cos'è un vero Hobby Farmer (fonte goodnews): Per maggiori dettagli cliccare in un punto qualsiasi:

"L’Italia è un paese di hobby farmer. I primi risultati dello studio Nomisma – Vita in Campagna sull’agricoltura amatoriale. L’Italia non è solamente terra di poeti, santi e navigatori ma anche di agricoltori. O per lo meno, presunti tali. Una ricerca svolta da Nomisma in collaborazione con il mensile Vita in Campagna – che da oltre 25 anni segue chi per passione coltiva piante o alleva animali nel tempo libero – sembra infatti dimostrare come le aree rurali siano sempre più interessate dalla presenza di persone che decidono di spostarsi e di vivere in campagna, dedicandosi anche ad attività tipiche di questi spazi, agricoltura in primis. Questo interesse per le attività agricole da parte di ‘non addetti ai lavori’ sta assumendo oggi particolare rilevanza, in un momento in cui la crisi economica porta molte persone a riscoprire le bontà e la convenienza dei prodotti del proprio orto e frutteto. Ed è proprio in considerazione di tale tendenza che ci si accorge del fatto che nelle campagne si sta sempre più diffondendo una figura particolare, che potremmo definire hobby farmer (o agricoltore amatoriale), che si caratterizza per il possesso di un terreno agricolo coltivato nel tempo libero,

in quanto la sua attività principale dal punto di vista lavorativo (e di tempo) è al di fuori del settore agricolo stesso. Attenzione però a non confondere questa ‘nuova figura’ con quella dell’agricoltore non professionale: quest’ultimo soggetto, infatti, si configura comunque come un agricoltore che, pur dedicando meno del 50% del suo tempo, viene periodicamente monitorato dall’Istat (in Italia, infatti, il 70% dei conduttori agricoli svolge l’attività agricola in maniera part-time). L’hobby farmer (o agricoltore amatoriale) invece, così come emerge dalle risposte di un campione di 4.000 intervistati, riguarda principalmente soggetti non riconducibili ad un impiego lavorativo ufficiale di carattere agricolo, ma impegnati a tempo pieno in altri settori economici (dipendenti pubblici, medici, liberi professionisti, dirigenti di imprese private, operai, ecc.) o da pensionati. A riprova di questa estraneità dal settore agricolo professionale, si pensi che oltre il 90% di chi è stato intervistato non è mai stato contattato dall’Istat in merito al censimento generale sull’agricoltura. Ed è proprio dal confronto con i vari censimenti agricoli – e dai relativi risultati – che si è partiti per comprendere il contesto di riferimento di tale fenomeno. Se infatti si confrontano le superfici agricole rilevate nel 1990 e nel 2000, si evidenzia un calo di quasi 2 milioni di ettari contestualmente ad una diminuzione di circa 430.000 aziende. Se clicchi, continua (fonte goodnews).".

E mentre tu continui dopo aver cliccato, ti prego di gradire i miei migliori auspici

di

BUONA DOMENICA E BUON WEEK END

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giovedì 28 gennaio 2010

Whatever fever .... scusi, ha qualcosa di antico?


Sarà senz'altro dovuta alla mia impressione o al mio senso innato di contraddizione, ma alcune cose per me vanno così. Senz'altro,però, saranno soltanto impressioni personali da tenere in scarsa considerazione. Dal primi giorni del nuovo anno lotto con l' influenza, la bronchite, la tosse e chi più ne ha più ne metta. Anzi io, che, quasi mai, ho avuto la febbre, tendo ad avere la sera qualche linea. Ma sono la tosse e la costipazione ad avere la meglio. E questo sin da ottobre.L'unica consolazione, se così si può dire, è che in casa mia sembra il Lazzaretto del Manzoni. Mia figlia è dovuta stare 10 giorni in ospedale per un broncopolmonite e, mia moglie, che molesta sempre per il fumo, essendo accanita "antifumatrice" è caduta lo stesso nel perimetro dello stesso virus anche se in forma, forse, meno acuta. Ma torniamo a me ed alle mie tribolazioni: forse con un senso di piccola preveggenza, questo blog, l'anno scorso, aveva fatto molti articoli sulla "pork fever", fin dal suo primo apparire in Messico, sempre in forma scherzosa. Ma, da persona comune, e a mio personalissimo avviso, qualcosa nel virus di quest'anno, o che sia di origine suina o di altro tipo e questo non lo so , sembra avere davvero qualche caratteristica più accentuata. Almeno questa è la mia impressione da comune cittadino non troppo intelligente, ma comunque costipato. Prima di tutto, almeno nel mio caso, l'influenza sembra più persistente, con fasi ricorrenti; un giorno sembra quasi passata e poi il giorno dopo la tosse ed il mal di gola ritornano. Fosse stato riscontrato solo su di me che sono un accanito fumatore, poco male; la causa sarebbe quella: il maledetto fumo. Ma altre persone a me vicine hanno suppergiù gli stessi sintomi. Un mio amico, vedendomi in questo stato, mi ha detto che lui, su consiglio del farmacista, fin da settembre fa una cura a base di pasticche da prendere per circa un mese. Mi riprometto di consultare il farmacista, ma ormai per il prossimo anno. Io presi una bruttissima broncopolmonite nel 57, quando ero piccolissimo, e quasi ci lasciai le penne. Per giorni ebbi la febbre a 40. Fu il bravissimo medico di famiglia, da solo, a diagnosticarla dopo un'accurata visita, e prendersi la responsabilità di curarmi a casa con gli antiobitici di allora che erano in piccole confezioni di vetro con il tappo di gomma rossa. Li ho ben presenti, anche perchè efficaci come uno sciroppo, non troppo gradevole al gusto, ma che faceva passare la tosse. Ora è da settembre che "urlo" che ho la bronchite, ho preso sciroppi, su consiglio medico e non, pasticche, una forma di antibiotici (l'unica a cui non sono allergico, perchè nel frattempo sono diventato allergico a quasi tutto), antipiretici e mille altre cose. Niente, tutte medicine nuove, quasi sempre di produttori almeno a me poco conosciuti ma certamente non di grande fama internazionale, con nomi strani che prima non esistevano, con foglietti chiari per l'uso e con mille controindicazioni. L'unica cosa in comune: almeno a me, non mi hanno fatto proprio nulla. Ho chiesto personalmente i farmaci di automedicazione di 50 anni fà: alcuni hanno cambiato nome e non ci sono più: qualcuno l'ho trovato, ho riassaporato il gusto di allora ed almeno il mal di gola me lo hanno fatto passare. Alla barba del principio attivo!. Basterebbe, forse, ritrovare anche quel vecchio sciroppo schifoso ma tanto efficace. Non mi ricordo il nome ed allora mi tengo la bronchite oppure.......vado al pronto soccorso. Porca miseria......potessi avere la macchina del tempo!.
Forse per alcune cose, sceglierei il tasto "backwards" e terrei il dito ben pigiato per diverso tempo.


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mercoledì 27 gennaio 2010

Vecchi od anziani? O evergreen per sempre?

Proprio stamani, tra vecchi amici si commentava, anche a seguito di una interessante trasmissione di ieri sera sull'argomento, di come le condizioni di vita,specialmente nell'alimentazione, abbiano cambiato la "durata" dell'uomo. E ricordavamo le fotografie dei nostri vecchi nel cimitero e vedevamo che loro a 65 anni erano considerati dei "vecchioni". Ma allora si mangiava la carne poco più di una volta al mese, si mangiavano le cipolle e le patate e si faceva tanta fatica fisica. Eravamo assieme ad un vecchio cavatore, un pensionato di grande spirito e di grande cultura popolare che ci diceva che quando prendeva in mano la "subbia" in inverno le mani si gelavano assieme a tutto il braccio e la stessa cosa nell'estate, quando, invece, si scottavano. Ora, in generale, a 65 anni possiamo essere ancora in buone condizioni. Ma attenzione a non generalizzare: perché quello che abbiamo asserito sopra è vero in una media statistica. Ma la vita è dura: e ci possono essere ancora oggi quelli che a ottant'anni suonati hanno ancora speranza e voglia di fare e di intelorquire e, soprattutto, di lottare e quelli che, invece, a cinquant'anni non ce la fanno più di lottare, di sperare, di andare avanti. Forse è una questione di fisico, di volontà, di ostinazione. Ed una brava società dovrebbe intervenire subito anche per quelli che, per mille motivi e mille ragioni, non hanno retto per troppo tempo la disfida con la vita. E che poi, a pensarci bene, hanno solo un pò anticipato quello che sarà l'esito finale per tutti.
Ed allora riporto quello che ho trovato nel sito "albanesi.it" in merito alla differenza tra anziani e vecchi:

"Quanti sanno apprezzare la differenza fra anziani e vecchi? Nel sito troverete un articolo dove si spiega chiaramente che la vecchiaia è una colpa.
L'errore fondamentale che spesso si commette (e purtroppo è commesso anche dai media e da chi è preposto all'assistenza agli anziani) è considerare la vecchiaia come ineluttabile. In realtà

chi non ha fatto nulla per non invecchiare è colpevole della sua vecchiaia.

Nell'articolo sopraccitato si spiega perché si diventa vecchi invece di diventare anziani; si tratta sostanzialmente di una deviazione dalla retta via.

L'azione per i vecchi

Anziché azioni di tamponamento nella tarda età (che comunque migliorano assai poco la qualità della vita), è necessario far capire agli adulti che da anziani avranno ciò che hanno seminato. Soprattutto

è più produttivo insegnare alla gente a invecchiare bene, piuttosto che assistere persone invecchiate male!

Un concetto distorto è per esempio quello della solitudine degli anziani. Ma che differenza c'è tra un settantenne solo e un quarantenne? Forse che il settantenne non può avere interessi ed essere autosufficiente? Se non li ha, è perché nella sua vita non se li è costruiti o ha rincorso idoli falsi che in tarda età sono crollati. Nessuno a sessant’anni (purtroppo a volte capita già a quaranta) nel fare qualcosa ha il diritto di dire "Sono vecchio", quando sa che ci sono persone della sua età ancora attive, dinamiche, giovanili. Chi non ha investito parte del suo tempo a mantenersi giovane ha dissipato una parte della sua vita e non può recriminare nulla e difendersi dietro il paravento della vecchiaia.
È pertanto disastroso pensare che il problema della solitudine degli anziani sia scontato. L'anziano solo è spesso in una di queste condizioni:
a) non ha seguito l'evoluzione dei tempi
b) non ha curato la sua salute e ora gli acciacchi della vecchiaia gli impediscono una vita di relazione normale
c) non ha curato interessi e ora non ha alcun oggetto d'amore da condividere con altre persone; è difficile non essere soli se non si ha qualcosa di interessante da dire.
I nonni - Pensiamo a come una situazione normalissima sia in realtà un fenomeno preoccupante: il mestiere di nonno o di nonna. Spesso l'anziano si sente gratificato se può impegnare parte della propria vita ad accudire i nipoti. A prescindere dal fatto che i nipoti non possono avere un'educazione ottimale da una persona che non è rimasta al passo con i tempi, l'avere "tempo" per occuparsi dei figli dei propri figli vuol dire avere una vita sostanzialmente vuota. Vuol dire riconoscere in qualche modo di essere giunti al capolinea, di non avere più interessi propri da coltivare e tutto ciò, anziché essere "naturale" è solo molto triste. Ci sono infatti moltissimi anziani che (non è necessario pensare al presidente della repubblica o al grande magnate della finanza per avere esempi di anziani superimpegnati) che sicuramente amano i loro nipoti, ma non hanno certo tempo di occuparsene."

Non concordo su molti passaggi di quanto scritto sopra, perchè molte volte la situazione economica e la fortuna determinano le varie condizioni: ad esempio, se mia figlia ha un lavoro con il quale non si può permettere di avere una baby sitter, beh allora anch'io avrò molta più probabilità di fare il nonno. Oppure se ho dovuto fare l'operaio per tutta una vita e poi, a settant'anni, mi ritrovo solo, avrò molte possibilità in meno di prendere una badante carina e di fare come nell'ultimo Film di Verdone. E poi penso anche un'ultima cosa: per fare tutti gli sforzi salutistici che ormai sappiamo a memoria e le diete che ci raccomandavano ieri sera, a mio avviso, bisogna pensare parecchio solo a sè stessi e solo a noi: alzarsi, vivere la mattinata e poi il pomeriggio, fino al momento di andare a dormire pensando soprattutto a come stare bene noi. Ed allora verrebbe da dire che potrebbero sorgere molte altri problemi legati alla dieta del pensiero ed da qualche parte nel nostro cervello.

Ed in questa giornata speciale raccomando una bella rilettura del libro da tanto tempo suggerito da questo blog qui accanto:"Se questo è un uomo", perchè, oltretutto, durante l'anno, bisognerebbe ripassarlo come facevamo con l'abcdario.


Ad majora.


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martedì 26 gennaio 2010

Quando Archimede si vendicò


In un famoso giornale economico italiano ( il più famoso in Italia) è riportata, sabato scorso, la notizia che una nota azienda tedesca produrrà in joint venture con una società italiana il cuore delle centrali solari del futuro. Quello che stupisce di più in questo contesto non è che, finalmente, si va verso una fonte primaria di energia, la più naturale possibile sia perchè ecologica e pulita sia perchè è sempre stata lì a dirci: non lo vedi sono qui, prendimi. Ma piuttosto i principi secondo i quali vengono realizzate queste nuove tecnologie che potenziano l'energia solare e che anzi portano la temperatura, prima di azionare le turbine, a 550 gradi centigradi. I principi sono dati dalle idee del premio Nobel Prof. Rubbia ed , addirittura, si rifanno a quelli dello scienziato dell'antichità Archimede. La tecnica denominata"energia solare termodinamica a concentrazione" è quella che concentra il calore del sole facendo ricorso a specchi. Il principio fu individuato da Archimede, ucciso nell'assedio di Siracusa da parte dei Romani. Ed ora mi è venuto in mente quando ero sui banchi di scuola delle elementari e quando il Maestro ci diceva che gli specchi messi da Archimede riuscivano ad incendiare le navi romane al largo. Ed io andavo a casa,prendevo lo specchietto che il mi babbo utilizzava per fare la barba e provavo il principio con un piccolo gruzzolo di foglie messo nell'orto. Ed allora mi viene da dire: quanto sarebbe corto il rapporto spazio/tempo se non ci fossero generazioni di individui che riescono a dilatarlo perchè si credono troppo furbi e, per forza, innovatori! E con questa nuova tecnica forse,un giorno, avremo tanta energia da sfruttare anche per quel piccolo scoiattolo che potete vedere cliccando qui.


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lunedì 25 gennaio 2010

I try to obtain and then I rewind

Tutti possono essere buoni, in campagna.(O.Wilde)

A questo mondo vi sono solo due tragedie: una è non Ottenere ciò che si vuole, l'altra è ottenerlo. Questa seconda è la peggiore, la vera tragedia.(O.Wilde)

Due massime scritte nell'ottocento e valide ancora oggi a dimostrazione che che le cose possono cambiare nella forma ma mai nella sostanza. Di solito siamo più disposti alla bontà quando si è più a contatto con la natura ma ci vuole uno stretto contatto. Quando parli con la natura tutto il resto ti sembra secondario, anche sentirsi e mantenersi alla moda o essere al passo con gli altri. E questa mancanza di "effetto dimostrativo" porta alla predisposizione più benevola. Nelle città, invece, c'è più competizione, facciamo il confronto continuo con le altre persone e quell' "animaletto" dell'edonismo che c'è in tutti noi comincia a riprendere vigore. Ci dice :" datti da dare se vuoi ottenere anche tu quelle cose". Ed allora la vita comincia a diventare un limbo perverso perchè si rientra nel senso del secondo aforisma: saremo sempre a mezza strada: prima nel lottare per ottenere quello che si vuole e per restare parecchio insoddisfatti quando ce l'abbiamo. Pensiamoci bene: quante volte abbiamo detto: quanto mi piacerebbe avere quella bella giacca della migliore vetrina. Dopo un pò di tempo, dopo mille ripensamenti l'abbiamo comprata ed appena indossata, abbiamo ricominciato la corsa da capo per ottenere qualche altra cosa.
Ma dobbiamo essere anche positivi: su questo si basa il commercio e quindi anche la nostra società di oggi.
E quindi correre, correre per avere e per essere soddisfatti prima di ottenere.


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