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venerdì 4 novembre 2011

Spiritualità d'autunno a buon mercato:cercare le vecchie vie del bosco!


Mi capita spesso, la sera prima di addormentarmi, che mi appaiano, nel subconscio, immagini nitide dell'infanzia e dell'adolescenza. All'improvviso mi appaiono luoghi precisi. O meglio degli angoli ben circoscritti con lo zoom ristretto del ricordo. Particolari, quasi sempre, del bosco, di scorci un pò misteriosi ma che riconosco bene perché ci andavo con la mi mamma a cercare i funghi o con la mi nonna a raccattare le "coccole" di cipresso o con il mi babbo a fare le scope per avviare il fuoco la mattina. Luoghi che ho rivisitato parecchie volte anche dopo. E mi sono accorto di una cosa: i luoghi hanno mantenuto lo stesso fascino!. A volte, in passato, mi sono chiesto se quei luoghi erano affascinanti solo per me o perchè erano belli di per sé. Li ho visitati con  persone che venivano da  lontano che mi hanno confermato la loro bellezza. Pezzi di bosco, di leccio, di polloneto, di castagno incastonati da vecchi muri di pietra a secco costruiti con maestria di altri tempi che hanno retto per secoli e secoli alle intemperie. Sentieri di fascino che in passato erano valorizzati e davano vita. Davano castagne, legna, funghi. Nutrivano maiali. Molti dei quali erano quelli neri con la striscia bianca. Allora erano maiali come gli altri. Come quelli rosa. Non avevano ancora assunto il nome nobile e la fama di ora. Anzi erano meno pregiati. Perché ai nostri contadini rendevano meno. Erano sempre un po' più magri degli altri. Qualche vecchietto mi ha raccontato che molti mercanti, trenta o quaranta anni fa, non li volevano neppure, li scartavano. Ma ritorniamo ai sentieri misteriosi del bosco. Quando ero ragazzo erano curati, mantenuti. Anche i fossi venivano, in qualche modo, aggiustati con lo spirito altruista di lavoro regalato e dovuto al bosco. Quasi che quella gente che lì passava tutta la settimana a fare il carbone, o a raccogliere castagne o a scorzare i castagni per vendere la corteccia al "tanninaro", avessero un senso di riconoscenza verso di lui  e gli regalassero qualche ora di lavoro, gratis, per tenerlo bene. Pioveva tanto anche allora, anche nel 66 quando ci fu l'alluvione a Firenze. Anche da noi piovve parecchio. Mi ricordo, però,  che da noi l'acqua scorreva copiosa ma ordinata e le vecchie strade del bosco, quelle sterrate, si mantennero in maniera molto buona anche dopo quella pioggia eccezionale.  Abbiamo perso tutti, io per primo, la spiritualità simbiotica e quasi sacra con il bosco. Ci andiamo da sportivi a prenderne, noncuranti, i frutti che ancora ci piacciono: i funghi e le castagne. Quasi fosse un hobby. Arriviamo con l'auto il più vicino possibile, come all'ipermercato. Quasi come si trattasse di fare la spesa. Ma ora  quando piove, anche poco, anche dopo qualche burrasca estiva, le vecchie strade diventano sconquassate. Si notano due solchi paralleli delle gomme delle automobili e poi tanti sassi  smossi che sono venuti giù assieme all'acqua. Parecchi nel mezzo di strada e qualche vecchio muro ha cominciato anche a franare. Chissà perché la sera, prima di addormentarmi, mi appare un'immagine diversa, un altro tipo di spettacolo. Vedo i sentieri, che conosco, perfettamente ripuliti. Con qualche cartello in legno che indica i luoghi più belli della Montagnola e qualche turista che si è fermato a parlare con la compagna ed indica  un fiore selvatico giallo che è spuntato da una distesa di borraccina verde scuro. La donna, mentre lo ascolta,  è ricurva a cogliere un piccolo mazzo di ciclamini selvatici che ravvivano il bordo del sentiero. Ed intanto,in lontananza, la Chiesa di San Bartolomeo sembra sussurrare a tutta la "conca" della Montagnola: vi piace anche a voi? Guardate che è sempre stato così!  Ve lo posso assicurare....sin  dal 1519.Un sobbalzo all'improvviso e sento che in TV si sta discutendo dei tagli da fare per restare in Europa. Altri tipi di tagli. Non quelli dei vecchi boscaioli con l'accetta ed il fazzoletto in fronte per asciugarsi il sudore!.Resto imbambolato per un momento e poi, tra me e me,  un pò imbronciato, rimugino: voglio fare subito il rewind....ritornare nel sogno!   
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" Un Paese  ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via........Un Paese  vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti..... " - Cesare Pavese - La Luna e i falò.   


      


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