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venerdì 9 marzo 2012

Quando tutto era più vicino!


L'ho raccontato cento volte a familiari ed amici e, quindi, lo voglio anche scrivere. Erano altri tempi, li chiamavano del boom economico, ma in realtà, diciamo, si stava meglio di qualche decennio prima. E potevamo permetterci anche una settimana al mare, affittando una modesta casetta dove dormivamo quasi tutti in una stanza. Nel mio caso, in un materassino gonfiabile di gomma, ma il sacrificio era ripagato dall'essere al mare. Una vera cuccagna. Oddio, bisognava riguardarsi dalle spese, ma la vita, in quel momento, era spassosissima anche senza fare smargiassate. La mattina sulla spiaggia a scrutare bellezze con la scusa dei bagni e la sera a spasso, con un occhio al borsello perché il bugdet (come lo chiamiamo ora) era fissato irrevocabilmente. I bar vendevano la cedrata fresca, chinotto ed era molto di moda anche la "granita". Le televisioni erano fissate molto in alto, nelle pareti, e trasmettevano in bianco e nero. Ma nelle lunghe passeggiate serali, in riva al mare, sentivamo ed ascoltavamo anche il suono delle balere lì vicine che erano aperte tutti i giorni.  Noi ci volevamo andare ma rimandavamo di sera in sera, in previsione, poi, di un'entrata, che ci immaginavamo trionfale, il sabato sera. Mi sembra un giovedì, ma non ne sono sicuro, passeggiavamo nella via centrale, lungo il mare e ci eravamo soffermati a scrutare la merce sulle varie bancarelle che vendevano un pò di tutto  in cerca di accaparrare turisti. C 'era merce per  tutti i gusti, dalla bigiotteria ai giocattoli, e tutta la roba necessaria per il mare: maschere, pinne, costumi. Guardavamo con attenzione, ma anche con finto distacco, sempre per  motivi, diciamo, di parca economia. Erano circa le 10 di sera e guardavamo con un senso misto di euforia inespressa e di noia incombente quando, dall'altra parte della strada, vedemmo qualcosa di inconsueto. Una macchina molto sportiva ed un pulmino con una scritta. Demmo un primo sguardo e poi vedemmo arrivare un uomo piccolo di statura con due occhiali tondi. Mi stroppicciai gli occhi e poi lo riconobbi. Era proprio lui. Lui che non era famoso come oggi, ma che, comunque, avevo ammirato tante volte la domenica sera alla televisione del bar del paese con il mio babbo che mi diceva. "guarda che quello è un'artista per davvero". Per caso venne vicino a me a scrutare la merce nella bancarella ed io sentii un brivido lungo la schiena, e conscio della mia malattia, che mi ha attanagliato per tutta la vita, la timidezza, non sapevo se attaccare discorso. Ma non ci fu problema, lo fece lui  con una frase che mi ricordo benissimo: che c'è di bello?. Non mi ricordo invece cosa farfugliai e cercai di rivolgere il discorso verso la musica o meglio per sapere cosa ci faceva lui, lì, a quell'ora. Mi disse (o meglio ci disse perchè nel frattempo poche altre persone si erano avvicinate)  che doveva andare, intorno alle undici, in un "famoso" locale lì vicino a fare una serata. Volevo chiedergli un autografo, ma non ne ebbi il coraggio o forse la mia timidezza me lo impedì. O forse l'incontro era stato così casuale che mi sembrava tutto normale e mi pareva quasi inopportuno. Dette un ultimo sguardo alla bancarella, poi qualcuno, dall'altra parte  della strada, lo chiamò e lui partì, dopo avermi salutato, con quella macchina per me bellissima. Mi è rimasto sempre impresso e sempre l'ho ricordato così. Anche quando ho assistito, tanti anni dopo, ad un grande concerto nella mia città. E quella notte, al mare, la passai quasi insonne e mi domandai mille cose: se fosse rimasto a dormire lì al mare oppure me lo immaginavo, dopo la serata, in autostrada con quella macchina velocissima. E perchè io non avevo saputo che quella sera era in quel locale?. Ma anche se lo avessi saputo, quanto avrei speso per entrare?. Ma poi,  in fondo, era stato bello così. Una scenetta indelebile di un grande divo che,  per un attimo, era stato molto a portata di mano. E per pochi secondi tutto e solo per me!. Quello, lo stesso che il mi babbo, che aveva suonato nella banda e nell'orchestra del paese, la domenica sera, davanti a quella scatoletta in bianco e nero, mi diceva sempre:"guarda che quello è un  grande artista. Me lo ridirai tra qualche tempo! ".
Honest Maverick productions 

  

ENJOY:



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