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domenica 10 luglio 2016

Le astuzie e la felicità perduta di Bertoldo!




https://it.wikisource.org/wiki/Le_sottilissime_astuzie_di_Bertoldo/Le_sottilissime_astuzie_di_Bertoldo

La felicità è rispettare la propria intima natura e vivere con essa. Una persona semplice ed astuta non perderà le sue caratteristiche qualora venga inserito in un'ambiente completamente diverso da quello in cui lui è nato (la corte  del Re  per Bertoldo)  ma il suo animo si intristirà sempre di più, giorno per giorno, anche per nostalgia, anche per un semplice pensare a quello a cui è stato costretto a rinunciare. E le sue tristezze influiranno anche sulla sua salute. Fino a perderla. Fino a morire. Io sono convinto che anche le piccole cose possano dare felicità ad una persona. E se questa è di animo semplice quelle piccole cose possono costituire per lui un tesoro la cui rinuncia lo porterà piano piano alla rovina. Magari, come faceva Bertoldo, riuscirà, anche in un ambiente diverso, a dispensar consigli e massime ed a proporre azioni molto intelligenti, ma le sue azioni gli peseranno talmente tanto da renderlo intimamente triste. Ed infatti Bertoldo, a Corte, si ammalò. Lui sapeva che quella vita così piena di astuzie e di sofismi poteva, con la sua furbizia e con fatica, anche dominarla e, a volte, gratificarlo e qualche volta divertirlo, ma la nostalgia per la sua vita spartana era come  un fiume in piena che scorreva  nella mente e  lo riportava in quei luoghi dove aveva vissuto molto più selvaggiamente ma  sempre libero. Libero da cose artificialmente costruite tra uomo e uomo per la sopraffazione dell'uno sull'altro e , in fondo in fondo, per combattere le cose più odiose:la noia e la fatica del vivere quotidiano. Ed allora conviene finire così:

Epitafio di Bertoldo.

In questa tomba tenebrosa e scura
Giace un villan di sì difforme aspetto,
Che più d’orso che d’uomo avea figura;
Ma di tant’alto e nobile intelletto
Che stupir fece il mondo e la natura.
Mentr’egli visse e fu Bertoldo detto,
Fu grato al Re; morì con aspri duoli
Per non poter mangiar rape e fagiuoli.

Detti sentenziosi di Bertoldo innanzi la sua morte.

Chi è uso alle rape non vada ai pasticci.
Chi è uso alla zappa non pigli la lancia.
Chi è uso al campo non vada alla corte.
Chi vincerà il suo appetito sarà un gran capitano.
Chi non mangia da tutte due le bande, non è buona simia.
Chi guarda fisso nel sole e non strenuta, guàrdati da quello.
Chi ogni dì si veste di nuovo, grida ognor con il sartore.
Chi lascia stare i fatti suoi per far quelli d’altri, ha poco senno.
........... e.......omissis.............................
Chi all’uscir di casa pensa quello che ha da fare, quando torna ha finito l’opera.

Ed allora ci conviene meditare se la semplicità e la libertà di poter sempre stabilire il proprio modo di vivere non siano alcune delle migliori soluzioni possibili  per andare incontro a un pò di felicità in questo misterioso  e sconosciuto cammino che si chiama vita! 
Ad majora
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