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sabato 26 maggio 2018

I locali del "cuore".

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Un locale del “cuore” nel quale ho trascorso gran parte della mia infanzia e della mia gioventù è stato rinnovato e ristrutturato ed, allora, voglio esprimere i miei "personali" sentimenti  in proposito, cercando soprattutto di ricordare qualcosa delle cose "belle" dei tempi andati:

"Ancaiano ed il Circolo"
"Nel nostro piccolo  Paese abbiamo sempre tutti lottato non solo per il miglioramento socio economico ma anche morale.  Ci hanno insegnato i nostri padri e i nostri nonni.

Senza voler  essere troppo prolissi  e, prima di parlare di tempi più recenti, un piccolissimo accenno a quello che fu il nostro Paese nei secoli lo vogliamo fare lo stesso.

Perché  il nostro Paese è pieno di storia non fosse altro per l’eroica difesa contro l’esercito di Carlo V nel 1554 come riportato nel bellissimo volume “Suavis Locus Ille” del professor Giovanni Boetti.
E vogliamo solo accennare che qui sono nati personaggi le cui opere hanno lustro in tutto il Mondo come il nostro Architetto Baldassarre Peruzzi e il grande pittore Domenico Beccafumi tra loro cugini. E ricordare l’opera del Pontefice Alessandro VII (Papa Chigi) che molta influenza ebbe nella riedificazione della nostra Chiesa.

Ma questi sono discorsi a parte. Magari da sviluppare, ampliare e riconsiderare in un prossimo futuro. 

Perché ci sono anche altri locali del "cuore" da ristrutturare e perché quando si parla del nostro Circolo si parla di un tempo molto più recente ma altrettanto  importante. 

Il tempo subito dopo la seconda guerra mondiale. Quando tutto sembra voler rinascere dopo tempi di miseria e di morte. Che vide protagonisti,  in varie forme di sacrificio, molti dei nostri padri e nonni che andarono a difendere “chimere” ed illusioni a scapito delle loro vite e della loro gioventù.
Subito dopo questo periodo buio le coscienze rifiorirono come in una primavera sbocciata all’improvviso.

A livello nazionale ci fu il famoso “boom” economico ma a livello del nostro paese si avevano esigenze morali ma anche materiali da soddisfare. In primo luogo la “socializzazione” e la “solidarietà” al fine di superare meglio le difficoltà economiche che ancora persistevano.

Una prima iniziativa fu la costituzione nel nostro Paese di una delle prime "cooperative di consumo"  dove si potevano acquistare i generi alimentari, almeno quelli essenziali, in una delle modalità solidaristiche allora (ma crediamo anche oggi)   più avanzate  per la soddisfazione dei bisogni quotidiani di tutti. Anche per coloro che momentaneamente non avevano risorse per acquistare i beni di prima necessità. Ed allora c’era anche la possibilità di “segnare” a debito la spesa che veniva poi regolata in tempi più favorevoli.

Ma prima di questo c’era stata l’esigenza di costruire una vero e proprio fabbricato da costituire come “Casa del Popolo” nel senso stretto della parola. Da poter usufruire e godere da parte di tutta la comunità.  Ed infatti tra queste mura portanti sono passate intere generazioni, in tempi ed epoche anche molto diverse. Questa costruzione fu effettuata dai nostri Padri e Nonni con immensi sacrifici. Molte persone che passavano la settimana a fare i cavaioli,  i boscaioli, i carbonai, i contadini o i duri lavori di artigianato e poi, la domenica, la trascorrevano a murare e costruire un edificio che mostra tuttora la sua solidità.

Gente che aveva fatto la guerra od almeno l’avevano vissuta e che, comunque, avevano patito letteralmente la fame, ma che erano spinti da un anelito e da una forza irresistibile di miglioramento per loro stessi e per i loro figli. Tra queste mura abbiamo trascorso la nostra infanzia e la nostra adolescenza. Abbiamo visto passare personaggi che ci sono restati nel cuore e che, qui, non vogliamo menzionare per non rischiare di dimenticare qualcuno.

Abbiamo vissuto  epoche differenti ed abbiamo visto nella televisione in bianco e nero, che non avevamo in casa, le varie crisi mondiali ( la crisi di Cuba, la guerra fredda, l’uccisione del presidente Kennedy ) ed i fatti più importanti del mondo e li commentavamo con il nostro spirito di “campagna”. Il mondo era, molte volte, parecchio brutto, ma il nostro “microcosmo” era diverso, fatto di campi di grano, di prati verdi, di terrazzamenti di olivi e di distese di lecci e polloneti dai quali ci sentivamo, in qualche modo, come protetti.

E poi nel nostro Circolo si facevano anche feste da ballo con la partecipazione di folle di persone. Era diventato un Paese con botteghe e c’era anche la Banda e l'orchestrina ambedue sotto la guida  dello zio Franco che anche di musica se ne intendeva parecchio. Un Paese con il Fabbro Saladino che cantava il bruscello mentre faceva “suonare” l’incudine, i Calzolai Alighiero ed Amedeo, il Barbiere Carlo e lo "storico" distributore di benzina. Non mancava niente. C’era anche l’appalto con i tabacchi ed il macello della Sora Camilla. Per non dimenticare la “clinica ortopedica” del mitico ed indimenticabile Unico. E tanti altri personaggi che qui sarebbe troppo lungo citare ma che non  manchiamo mai di ricordare quando ci ritroviamo tra di noi.

Un breve cenno anche a realizzazioni effettuate dalla nostra generazione: la sezione della Pubblica Assistenza e dei Donatori di Sangue  fondata negli anni settanta e il campo sportivo, realizzato dai giovani del nostro Paese negli stessi anni.   

Poi i tempi sono cambiati. Molte volte il mondo degli anni  settanta e ottanta ha risucchiato e mandato spesso molti di noi  per mondi sconosciuti o per lavori lontani alcuni di noi. Ma mai ci siamo dimenticati, nessuno di noi, dei nostri olivi e del nostro territorio.

Ma   alcuni altri, con grande dedizione che deve essere molto rimarcata,  hanno continuato a mandare avanti, negli anni, con grandissimo merito, il Circolo Ricreativo. Hanno lottato, fatto sacrifici, lavorato i “sabato” e la “domenica”  e non solo ed hanno ottenuto risorse per il suo miglioramento. In un primo momento restaurando il piano della “sala” (la storica sala da ballo), rifatto il tetto e reso moderno tutto quello che era stato costruito settanta anni prima.
E poi continuando ad organizzare feste ed iniziative e lavorando in ogni modo, si sono dati l’obiettivo di restaurare anche il piano terra. 

Quel piano terra che ha costituito il vero “rifugio” quotidiano di intere generazioni che vi hanno fatto nascere iniziative, idee e desideri in ogni sera della settimana.
Un piccolo rifugio nel quale  sentirsi come protetti dalle problematiche del mondo almeno per qualche ora.

Quelle ore  che, però,  rimangono nell’anima. 
Perché molta acqua è passata sotto i ponti. Abbiamo visto molte mode tramontare. Abbiamo visto qui portare i primi gelati,  le bibite gassate, i primi “giochini” come il biliardino e l’”acchiappasigarette”, le gare di briscola ed il biliardo. Abbiamo visto cambiare il mondo con la TV a colori e la “glorificazione” dei troppi lustrini. Abbiamo visto cambiare quasi tutto.

Ma abbiamo anche visto, per merito di quelli  sopra ricordati  che hanno continuato a lavorare con spirito di sacrificio,  il Circolo resistere e migliorare. E finalmente rimodernato anche nel piano terra.

A questo punto c’è solo una speranza ed un anelito da esprimere: che il miglioramento continui per il Circolo e per le altre strutture del Paese. E che il Circolo dia la possibilità di partecipazione “serena” di tutta una Comunità che ascolti in fondo all’anima gli antichi legami alle proprie radici e al proprio territorio.

 Che possa essere, infine,  un’ulteriore opportunità di aggregazione per i nostri giovani che hanno tanto bisogno di speranze e di fattualità.

 Siamo sicuri infine che i nostri Padri e Nonni,  da qualche parte, stanno facendo festa assieme a noi. E che saranno sicuramente orgogliosi nel vedere la loro opera ammodernata con prospettive di un futuro fruttuoso.
Di questo fatto, e forse non di molto altro, siamo perfettamente sicuri.
Un pensiero a tutti quelli che, in questi anni, hanno lavorato con abnegazione".
Honest Maverick


   


Peter Viskinde- Back in Time

sabato 12 maggio 2018

C'è qualche "albero" anche tra noi!

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http://www.ferraraitalia.it/ferrara-la-citta-dove-un-albero-vale-una-gita-135431.html

E' pur sempre un'opera meritoria valorizzare al massimo il proprio territorio anche quando da mettere  in particolare evidenza può essere anche solo un albero, anche se vecchissimo e "speciale" e, a suo modo, molto importante. Penso, anch'io, che, quando in un territorio sono presenti alcune belle caratteristiche  riguardanti il paesaggio, le costruzioni o i personaggi illustri (ed anche i meno illustri), andrebbero valorizzati senza nessuna preclusione di nessun genere. Forse occorrerebbe effettuare una non facile rivisitazione storica e sociologica del territorio nel suo complesso. E potrebbero essere presi in considerazione i vari mestieri che hanno fatto la storia del territorio, ad esempio, oltre ai contadini e mezzadri anche i "cavatori" che hanno costituito, per generazioni, una particolare categoria lavorativa con proprie specificità in un  periodo di "eroico" sudore e fatica negli anni successivi al secondo dopoguerra. La medesima cosa la potremmo citare per i "carbonai" ed i boscaioli in genere. Mestieri che hanno tirato su le nostre generazioni che, grazie ai loro padri, si sono evolute materialmente anche se, qualche dubbio, si può nutrire per l'aspetto dell'animo. 
Valorizzare un territorio vuol dire, a mio modesto avviso,  anche  "ricordare"  in maniera permanente anche i cittadini illustri del passato che hanno oltrepassato il proprio paese con la fama delle loro opere. Credo che ci sia qualcosa da correggere nel vedere un proprio concittadino famoso e osannato in tutto il mondo e poco ricordato nel proprio paese natale. Oltretutto quando la nostra epoca mette a disposizione strumenti tecnologici che, con relativa poca spesa, permettono di creare piccole sale multimediali o "piccoli musei virtuali" che  possono illustrare anche con effetti "speciali" la vita e le opere di tutti questi personaggi. Non solo di quelli famosi ma anche di quelli di cui abbiamo parlato prima. Un piccolo museo virtuale (ad esempio dedicato al nostro grande Maestro Baldassarre, celebrato nei musei di tutto il mondo) da creare nei luoghi  di nascita degli stessi e di cui  i numerosi turisti della nostra Montagnola potrebbero usufruire per qualche ora e sapere "effettivamente"  dove sono. Credo anche anche il nostro territorio, se esaminato a fondo, abbia numerosi "alberi"   (e non solo)  da far ammirare. Da uno punto di vista prettamente pratico avremmo anche numerosi vantaggi. Potremmo prendere l'occasione per ristrutturare qualche  edificio e crearvi un'iniziativa di questo genere. A seconda del successo ottenuto potrebbe apportare anche un vantaggio in termini lavorativi e, comunque, di sviluppo. Io sono tra quelli che credono che si possa mangiare anche con la cultura. Specialmente quando c'è da valorizzare personaggi che meritano a livello assoluto. E poi magari dedicare dapprima solo qualche stanza alla cultura. Vedere se funziona e andare avanti. Magari con le stanze attigue dedicate ad iniziative sociali (ricovero per anziani e bisognosi, ambulatori e chi più ne ha più le metta). Solidarietà e cultura: un binomio capace di generare cose ritenute impossibili ed impensabili. Da campionati mondiali di scuola di amministrazione. E poi, come dicevano anche i nostri "vecchi", tentare qualcosa di nuovo non nuoce. Al limite si accresce l'esperienza. Anche quella di poter sbagliare, di poter fare qualche cosa buona e qualcuna sbagliata. Il successo permanente, e senza discussione, è una bella e affascinante chimera che più avvicini e più ti sfugge. E credo che sia una cosa che, prima o poi, succeda un pò  per tutti. 
Honest Maverick    
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