B U O N E
FESTE
2024
2025
il sito internazionale della "Montagnola" - The global site of "Montagnola"
Anelito di cultura nei primi anni del Dopoguerra.
TEMPO DI PASQUA- AUGURI E BUONE
COSE A TUTTI.
Oggi viviamo il nostro tempo e cerchiamo tutti di
viverlo nel migliore dei modi possibili,
nei limiti delle nostre possibilità. In questo periodo si rinnovano le migliori speranze in tutti noi; un lungo elenco infinito che
ognuno porta dentro di sé. Anche se, in
tutti noi , c’è una nostalgia infinita di tempi, luoghi e persone a noi care
che costruivano atmosfere e situazioni
diverse di vita. A mio parere migliori. E come dice quella bella
canzone…”Voci che non ci sono più” ma che noi
abbiamo bene impresse nella
nostra testa.
Honest Maverick
Il “vecchio” Gran Premio della
Montagnola
Ero molto piccolo ma lo ricordo
ancora. Almeno nelle fasi salienti da spettatore appassionato ed anche interessato per la mia grande passione per i
carretti.
Erano comunque un’atmosfera ed un
ambiente completamente diversi; la strada provinciale era ancora a sterro . Facevamo
una continua “amicizia” con la polvere e
tutto era più spartano,
spontaneo ed improvvisato.
Ma in un certo periodo dell’anno
si sentiva crescere la frenesia della competizione; una sorta di rinnovato
spirito agonistico e con i pochi mezzi di allora i corridori si mettevano
all’opera per costruire i carretti migliori per correre il Grand Prix.
Era il mondo in cui le auto erano
poche e quelle poche sapevano ancora di antico con le borchie cromate e le
ruote rinchiuse in parafanghi enormi e bombati.
Il Gran premio si stava avvicinando. Occorreva quindi che i partecipanti si costruissero il
carretto nel migliore dei modi con lo
scarso materiale a disposizione. I
sistemi di costruzione potevano essere molto diversi: c’erano quelli molto
semplici dove tra il fusello e la ruota non esisteva niente e quindi la poca
lubrificazione veniva fatta con la sugna e,
c’erano quelli privilegiati che, con l’aiuto di qualche
fabbro ferraio o qualche falegname predisponevano un “attrezzo” molto più
sofisticato con i cuscinetti e qualcuno si azzardava anche a mettere un volante
improvvisato.
Gli altri, per sterzare, avevano
a disposizione una fune legata, in modo
primitivo, direttamente al fusello.
E poi c’erano i grandi problemi del freno e delle ruote. Non mi dilungherò molto sulle molteplici
soluzioni che, pur nelle ristrettezze dei tempi, facevano ricorso alle migliori interpretazioni
della fantasia. Ad esempio le ruote potevano venire gommate con i vecchi
copertoni delle biciclette oppure lasciati “nature”o, per i più dotati di
disponibilità, gommate anche se spesso di gomma dura. Ma c’erano mille soluzioni, da quelle
“professional” dotate di scheletro e raggi,
a quelli “naif” ricavate da coperchi di truciolato che servivano per i
grossi contenitori di marmellata ed incollati a più strati per ottenerne uno
spessore adeguato.
Era il Gran Premio più ecologico
al mondo; l’unico propulsore era la forza d’inerzia della discesa nel percorso
classico dagli Incrociati agli Abeti e
dove la discesa non era abbastanza accentuata c’erano l’aiuto delle gambe del pilota
che poteva aiutare la velocità del
carretto. E poi nel percorso non c’era
un grammo di bitume ma solo breccia, terra bianca e fossette. Si dava cura anche alla sicurezza; infatti
tutti i concorrenti dovevano dotarsi di tuta (normalmente la tuta che qualche
tempo prima serviva per la trebbiatura o i lavori agricoli) ed il casco (
normalmente di semplice latta realizzato a mano nelle situazioni migliori)
oppure nei casi più “naif” ricavati da una bella zucca gialla (quelle di
Halloween) spaccata a metà.
E poi c’era la corsa. Molta gente
lungo la strada, genitori e ragazzi, adolescenti e persone anziane a commentare
e a scommettere come si sarebbe svolta
la gara e chi poteva arrivare per primo nel
punto dove eravamo. Piccole scommesse e
commenti genuini da gente di paese come erano anche i concorrenti anche se
qualcuno era di fuori.
E la maggior folla era alla curva
della Piaggetta del Sorbino, quella più pericolosa quasi a 90 gradi. Si
aspettava fiduciosi perché si sentivano le voci in lontananza. Il percorso era abbastanza lungo e poi finalmente
arrivavano i primi carretti che erano (o
sembravano) tanto veloci. I piloti erano i nostri eroi e sognavamo di crescere
in fretta per partecipare anche noi . Eravamo eccitati e felici mentre
tornavamo a casa. In lontananza si sentivano le grida delle persone che erano
al traguardo dove le “Autorità di Paese”
stavano agitando la bandiera a scacchi. Che, per quello che mi sovviene, era una semplice bandiera
ricavata da uno scampolo di stoffa
avanzato ini una delle diverse “sartorie” del nostro paesello, polveroso ma sereno. Tornavamo a
casa mentre le campane della Chiesa suonavano l’ora del Tramonto. Il Gran
Premio era finito ma la speranza, le aspettative ed i sogni sulla nostra vita erano molto aumentate.
Percorso di vita molto strano il
nostro: sentivamo tanto “calore” quando fuori c’era “freddo “ e sentiamo tanto “gelo”, ora,
quando fuori è tutto “luci e calore”. Forse qualcuno dovrebbe spiegarci il perché.
Ad majora.
Della serie: Il Baldassarre nelle nostre zone...
nell'anno 2 0 2 4
AUGURI DI BUONE FESTE
A
T U T T I
"Sentivo il mi Babbo parlare con mia madre che il cappone era pronto per il Ceppo, quando molto probabilmente avevamo anche ammazzato il maiale a mezzo con l'altra famiglia vicina.
Qualcosa che può fare piacere soprattutto in questo periodo non facile.
Ho ricevuto questa e-mail che riporto anche su consiglio del mittente.
Sono contento che un mio post di nove anni fa possa essere ancora interessante per qualcuno.
Ma soprattutto Vi invito a guardare il link riguardante le problematiche del marketing riportato nel secondo capoverso dell'email inviatomi.
Credo che siano interessanti specialmente nel mondo di oggi.
Vi saluto tutti con un grande abbraccio:
Ps.qualora sia interesse contattare il mittente potrà riferirsi direttamente a me
| lun 20 set, 10:32 (5 giorni fa) | |||
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Hi Maverick,
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Best regards,
Emma