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giovedì 13 giugno 2019

Creare un'altra via non è mai facile ...


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Creare un'altra via è spesso doloroso, faticoso, contrario alla salute. A volte persino rovinoso. A volte, a lungo andare, anche favorevole. Le ragioni per cui si deve creare un'altra via possono essere, lungo il corso della nostra esistenza, le più diverse. Ma oggi ci limitiamo a quella più comune, quella dell'ambito lavorativo. Questo post mi è venuto in mente leggendo un trafiletto su un blog e che sotto riporto e nel quale mi sono rispecchiato moltissimo, almeno nel mio passato. I tempi non erano, anche allora,  molto favorevoli per gli ingenui e per i no ai compromessi.  

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"Cercare un’altra via"

"Mi sono chiesta molte volte come potevo migliorare le mie performances aziendali; imparare ad essere più astuta, ché non basta essere bravi: bisogna dimostrare che gli altri lo sono di meno, anche in maniera sleale, se occorre. Se sono arrivata fin qui dove sono, è perché non ho mai rinunciato, non sono mai scappata via, ho tenacemente e testardamente incassato i colpi e guardato avanti.Andare via mi sembrava scappare, rifugiarmi nell’isolamento, una sorta di volpe con l’uva. Ma, forse,arrivata a questo punto dovrei fare anche i conti con le mie capacità e magari ammettere che tra le mie qualità – pur se tante – c’è un difetto (nel senso di mancanza): non essere organica all’azienda. Andare fuori dagli schemi predeterminati. Da più parti mi viene un commento che suona: “Sì, molto brava, intelligenza e cultura di gran lunga superiore alla media, ma proprio per questo può distrarsi; non è dedita solo agli affari.”
E poi la difficoltà di soffrire senza far vedere, perché le persone non amano “vedere” quelli che soffrono, preferiscono compiangerli ma isolarli: sono infetti del male del non riconoscimento aziendale. Una piccola promozione negata e si diventa quello da evitare: “non è più nel cuore del D.G., meglio stare alla larga”. Quando la realtà è importuna si ricorre al diniego sociale. E allora si dimentica tutto il contesto in cui sono avvenuti i fatti, le premesse, le responsabilità e si identifica la persona con l’accaduto. Basta poco per trascinarla ai margini, è una reazione a catena. E allora come ci si difende? Mettendo “in scena” la felicità, dando credito a quello che si è detto sempre. Sì, è vero, non è dedita solo agli affari ha altri interessi, altri piaceri sostengono e danno colore alla sua vita.E così, nascondendo il dolore, la verità, la dignità aziendale è salva e, forse, anche questa volta il mobbing è scongiurato.
Ma non ha forse senso cercare qualcos’altro? Trovare una modalità professionale più consona? Forse questa volta non sarebbe scappare, piuttosto trovare una strada laterale più adatta. Non un lago di cigni, ma una piacevole zona acquatica in cui germani, anatre e cigni posano convivere. E una logica lucida a dimostrare, una volta assorbito il colpo, dopo notti insonni a elaborare il lutto, le proprie inoppugnabili ragioni.(tratto da  www.bloom.it/vetromile2.htm)".
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Ed ora si hanno o si dovrebbero avere chiare tutte le ragioni di un cambiamento e di una decisione personale molto sofferta. Avere il coraggio di decisioni intime di  cambiamento, molte volte, non solo è positivo a livello personale, ma, come in un afflato cosmico ed osmotico, anche per tutta la società. Ci vogliono solo tanto coraggio e parecchie notti insonni. 
Honest Maverick
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