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mercoledì 29 luglio 2020

La via della superficie...colloqui economici "semiseri"...quasi caserecci






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E' UN POST CHE AVEVO PREPARATO PARECCHIO TEMPO PRIMA (ULTIMI MESI DELL'ANNO 2019) DELLA PANDEMIA "COVID"  CHE VOGLIO PROPORRE ORA PERCHE' POTREBBE RIGUARDARE, IN QUALCHE MODO , NELLA SUA SEMPLICITA', LA SITUAZIONE POST-PANDEMIA OD ALMENO QUALCOSA A CUI PENSARE.
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La via della superficie, a mio modesto parere,  non porta mai a niente. Quasi sempre si sentono ripetere le stesse frasi dalla mattina alla sera, ma non sentiamo molto di frequente approfondire un argomento specifico come una crisi aziendale. Perdendoci anche un pò di tempo e non avendo fretta di passare da un argomento all'altro che può far venire anche ansia e palpitazioni.  Guardare con calma come mai un'azienda è in crisi e perché vuole andare via o chiudere. Magari gli "addetti ai lavori" sono a conoscenza di tutte le problematiche ma noi (crowd peoples)  non sentiamo spesso, anche nelle varie trasmissioni televisive, effettuare una disamina approfondita di  programmazione economica ed industriale a medio e lungo temine, una proposta per risolvere in modo "economico" una crisi o  qualsiasi problematica micro ed anche macro. Una fretta continua senza completare un argomento o una discussione lasciando spesso tutto in sospeso. Almeno questa è la mia modesta opinione.

Voglio solo ricordare un metodo che ci insegnavano le vecchie scuole degli anni 70, quando a scuola, specialmente nelle materie economiche e fiscali, non si scherzava.
Stavo proprio ricordando in questi giorni con un amico di scuola quando la Prof. di diritto ed economia, ma anche maestra di vita, piuttosto famosa per la sua preparazione e puntigliosità, ci faceva ripetere fino all'inifinito e mettere per iscritto le ragioni della progressività delle imposte e le differenze tra imposte dirette ed indirette. Erano i tempi quando si bocciava davvero o, meglio che ti andasse, ti rimandavano a settembre. E quando a scuola si faceva laboratorio economico nel pomeriggio con i mezzi di allora. Con le macchine meccanografiche che ci sembravano venire dalla luna. 

Ma ora voglio dare sfogo anche alla mia "approssimazione" e "dilentantismo" che mi hanno sempre fatto credere di possedere in abbondanti dosi. E mi cimento con temerarietà, visto che il WEb me lo permette, in qualche eculubrazione di carattere economico ben conscio di non fare male a nessuno.
A mio modesto avviso quando una azienda vuole chiudere o delocalizzare occorrerebbe approfondire al massimo, sotto ogni aspetto, i motivi di questa situazione.
Credo che le motivazioni possano essere sostanzialmente due anche se completamente differenti e con ricadute sociogiche e sociali diverse:

1) - lavorare in perdita per i seguenti motivi: prodotto non più competitivo sui mercati; impianti obsoleti e/o mancanza di risorse per il loro rinnovamento; dumping dall'estero ed tutte le motivazioni possibili per cui l'azienda non riesca neppure a pareggiare i conti. E sappiamo bene che un'azienda, anche solo in pareggio, è destinata, nel medio/lungo periodo, a soccombere. Le soluzioni in questa casistica sono abbastanza complesse e ci riconducono principalmente ad una ristrutturazione del business (attraverso un nuovo business plan) che possa permettere, almeno sulla carta, di continuare e di tentare il proseguimento degli affari in modalità "economica e/o profittevole".

2) - voler guadagnare sempre, ad ogni costo: mettendo in atto processi di delocalizzazione, di sfruttamento di marchi fino all'impossibile, spolpamento di un'azienda attraverso una cannibalizzazione degli assets materiali e immateriali per arricchire altre aziende dello stesso gruppo o per processi di dumping fiscale. In questa seconda fattispecie occorrerebbe essere particolarmente severi, anche  come controllo pubblico, sul comportamento aziendale, tenendo sempre presente, in questo caso, la funzione anche sociale dell'impresa come previsto anche dalla nostra  Carta.

Un ultima cosa da riferire per questa brevissima disamina casalinga di economia aziendale è l'importanza del management (qualche volta ritorneremo sull'argomento) perchè, come dicevano  molti  esperti in passato, e come  credo sia anche oggi, un buon o un cattivo management può determinare il destino dell'impresa tenendo ferme tutte le altre condizioni.  Il management è quella grande variabile "indipendente" che può creare la fortuna ma anche no!

E poi in un'azienda (ed anche nella vita) non si può mai seguire la via della superficie e tirare a navigare sottocosta. Occorre piuttosto munirsi di un sommergibile e stare in profondità, cercando di evitare al massimo  i siluri e, magari, qualche volta, lanciarne qualcuno anche noi.
Ai prossimi "soliloqui" economici un pò semiseri. Quasi caserecci e, per questo, genuini.

Ad majora.
Honest Maverick  
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