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lunedì 8 febbraio 2010

Sono felice......artificialmente!

Prendo spunto da una lettera del web.

---------------Egregio Direttore,

Leggo da un importante quotidiano nazionale le raccapriccianti cifre riguardo il consumo di sedativi e tranquillanti tra i giovani del nostro Paese. Non c’è che dire, è un primato poco invidiabile: difatti, stando ai dati riportati dall’Eurispes, in Italia l’uso (ed abuso) di sostanze “psicoattive” si attesta generalmente attorno al 10% tra i giovani studenti di età compresa tra i 15 e i 16 anni, contro una media europea del 6%.

Mi chiedo quali siano le cause di questa discrepanza tra i dati del nostro Paese e quelli europei. Ormai è un dato di fatto accertato da molti studi scientifici: tutte le categorie di psicofarmaci, sia che essi siano classificati come ansiolitici, antidepressivi, SSRI o “stabilizzatori dell’umore”, hanno comprovati effetti collaterali potenzialmente pericolosissimi per l’incolumità delle persone che li assumono. Queste, inoltre, il più delle volte sono del tutto all’oscuro dei rischi in cui possono incorrere, e per negligenza nel leggere i foglietti illustrativi e per un diffuso malcostume tutto italiano da parte di molti medici di famiglia di non informare preventivamente i propri assistiti delle controindicazioni che tali farmaci possono avere.

La nostra è ormai una società in cui pare non essere più tollerato avere il minimo problema o preoccupazione: è “disdicevole” e socialmente “poco conveniente” esternare il proprio sentire, nel bene e nel male. Tutto deve essere “sopito” da una pillola che dovrebbe magicamente risolvere ogni problema. E i giovani, soprattutto loro, sono i primi destinatari di intere campagne mediatiche volte a far passare come modelli da emulare i più sordidi personaggi che, con i loro assurdi comportamenti ed improbabili dichiarazioni affollano continuamente i media: le recenti dichiarazioni del cantante Morgan, il quale candidamente ammette di aver fatto uso di cocaina come “antidepressivo” (!), sono una chiara esemplificazione di questo. Siamo arrivati ad un punto tale per cui promuovere le droghe su giornali e televisioni fa “audience”, mettendo in moto la perversa macchina del gossip che rende “trendy” il fatto di assumere stupefacenti o psicofarmaci! E poco contano i “distinguo” politically correct di vip, politici e benpensanti: il problema risiede altrove e non si risolve certo escludendo un cantante da una gara canora…

Occorre che le istituzioni diano maggior possibilità di azione e visibilità a tutte quelle associazioni ed organizzazioni che, spesso sulla base del solo volontariato, operano ogni giorno in mezzo a mille difficoltà di natura economica e burocratica per fare la corretta informazione di cui i nostri giovani, oggi più che in passato, necessitano.

Dobbiamo inoltre noi, in primis, non tollerare più le boutade di certi personaggi televisivi che, arrogandosi senza alcun diritto lo status di “opinion leader”, si permettono di sentenziare su argomenti così delicati come l’abuso di droghe e farmaci psicotropi. Penso che sia dovere e responsabilità di ogni cittadino denunciare questi atteggiamenti che, alla lunga, stanno portando ad un rapido e progressivo declino della nostra società.

(lettera firmata)".

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Il mio parere?

Domandiamoci perchè: intanto non è una semplice questione di età: giovani o non giovani. Dov'è la tranquillità oggi?. Intanto i giovani si accorgono di un mondo che offre loro poche prospettive tranne che per i soliti noti. Prendiamo oggi, ad esempio, solo l'Università, ma potremmo prendere tanti altri esempi perchè la cosa è molto diffusa : per mia esperienza personale è stato un dramma perchè ai miei tempi non si poteva lavorare e studiare: mi ricordo sempre di un professore universitario che mi disse nel lontano '71. Lei deve scegliere: " se vuole lavorare non può studiare, signore".Mi ricordo sempre quella parola"signore" che mi accompagnò per mesi. E non importava se mi ero diplomato con 60/60. Allora c'era la giustizia "del finto populismo": non è giusto nei confronti degli altri studenti che studiano e basta. Non mi disse che quelli erano quasi tutti figli di papà. Non ne ho voluto sapere più niente e mi sono formato da autodidatta. E sia benedetto il WEB a questo proposito. Ora c'è mia figlia che mi dice che ci sono persone a cui gli esami vanno tutti bene (hanno il nonno ed il babbo che conta, magari professori anche loro o altri meriti, ci sono sempre quelli che hanno molti meriti) e gli altri sono "mucche al pascolo". Verrebbe da domandare loro se i "privilegiati" pagano più tasse o meno. Ma questo non conta. Ed allora qualche medicinale che calmi ci vuole magari non per i figli ma soprattutto per i genitori che vedono molti dei loro sacrifici consumati sull'altare del favoritismo. Che mi ha accompagnato come una tortura cinese da quando sono nato ma che è diventato esorbitante e quasi "codificato" da 30 anni a questa parte. E che sono gli stessi genitori che quando erano giovani hanno subito, anche loro, torti pesanti nella vita e nel lavoro e quindi per loro non resta che prendere la serotonina, la melatonina e tutto quello che può far dormire tranquilli, purchè la passi la Mutua e purchè, ovviamente, si tratti di medicinali. E la cosa è molto più diffusa di quello che si crede. L'altro giorno parlando con un mio vecchio amico mi disse che prende tutte le sere due pastiglie per dormire. Eppure fà l'artigiano in proprio e non dorme neppure lui. Ed allora sembra che dobbiamo rifugiarci tutti nel mondo artificiale e speciale dello "psicofarmaco" dove tutto è "perfetto", "verde" e "pulito" e dove tutti si incontrano e si abbracciano "serotonicamente" felici. Mi viene da ricordare quello che diceva Oscar Wilde:

Quando siamo felici siamo sempre buoni, ma quando siamo buoni non siamo sempre felici (O.Wilde).

Chissà se prima o poi riusciremo ad essere buoni in modo artificiale?

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