http://medbunker.blogspot.it/2015/09/leffetto-barnum-delle-ciarlatanerie.html
Vediamo cosa dicono :
Quant'é difficile, per me, parlare di biologico! Adoperarsi per produrre modestamente un piccolo orto di casa per avere a disposizione un pò di insalata o qualche cavolo per consumo personale, per me, che sono in là con gli anni, sono cose che mi hanno seguito fin dai primi momenti di vita.
Avevamo l'uscio di casa e, a pochi passi, le galline, qualche volta il maiale da ingrassare e poi il vero "wild habitat". Un bel cancello di legno come andava di moda allora e cioè ricoperto con la stessa tipologia di rete utilizzata per recintare il pollaio, quella rete ottagonale che non si vede quasi più. Ed al di là di quel piccolo cancello l'Orto. Importante o forse più importante della casa dove si viveva.
L'Orto, il Forno, il Focolare ed il Pollaio erano le cose più importanti e fondamentali della vita di allora.
Il cavolo lo mangiavano, anche allora, le lumache anche se ce n'erano molte meno di ora.
Ma alle lumache non gli veniva dato niente se non qualche guscio d'uovo tritato, o cenere di stufa o di camino che ce n'era in abbondanza. Nell'insalata di solito non veniva dato quasi niente. L'unica cosa importante per il nostro Orto era il riciclo degli "scarti" del nostro arcaico ambiente descritto prima. Dell'utilizzo della cenere abbiamo già parlato. Ma noi avevamo anche un'altra grande ricchezza: il pollaio con le galline, il gallo, le uova e, poi, la pollina. Che prendevamo come una buona ricchezza naturale e l'adoperavamo per il concime, insieme al terriccio che andavamo a prendere direttamente dove nascono i funghi sotto i castagni. Il nostro ciclo produttivo era tutto biologico e non c'era niente senza essere sfruttato sia gli avanzi vegetali dell'orto, sia il terriccio che il materiale organico del pollaio. I tempi sono molto cambiati ed io porto molto rispetto ai mercatini biologici che tanto vanno di moda. E qui entra in gioco l'operatore commerciale del banchetto. A volte molto affabile e divertente che spiega, in modo esaustivo, le difficoltà di tali tipologie di coltivazioni, specialmente ai giorni nostri, quando è tutto più complicato, a volte anche da inutili complicazioni.
Molto spesso si tratta anche di prodotti provenienti dall'apicoltura di collina con molte varietà di manufatti e, qualche volta, anche di tipo quasi innovativo come la grappa di miele.
E' molto interessante ascoltare questi piccoli agricoltori che, molto spesso, uniscono a tutto il resto tanta passione. Forse un piccolo problema si verifica quando incontriamo, a dire il vero piuttosto di rado, qualche operatore che, come si suol dire, tende un pochino a far cascare le cose dall'alto. I suoi prodotti sono i migliori in quanto più biologici degli altri e, con un pò d'aria di sofferenza, si degna a rispondere alle domande, mentre scuote un po' la testa come se dietro ci fosse il teorema di Laplace Peccato, perché per lui e per il "biologico" è un'occasione persa. Ma non dipende dal biologico ma da chi lo rappresenta. E noi della "notte dei tempi" lo capiamo subito. Per noi il biologico, prima che si vestisse a festa e si mettesse la cravatta, era uno di casa. Poi un giorno, come segno dei tempi, in certe occasioni, cominciò a curarsi il look anche se, per noi, continuiamo a pensare al nostro vecchio biologico molto "wild".
Ed allora metto la musica dei miei vent'anni. Molto "biologica" perché allora o sapevi suonare o....tante stecche.... Non c'erano gli effetti artificiali e speciali. Proprio come nel sistema del biologico di allora e, sono convinto, anche dei nostri giorni!
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