In tempi di incertezza economica e non solo e di stanchezza dell'anima, normalmente si torna a ricercare i veri valori della vita. Ognuno scava nel proprio passato e lo collega e lo confronta con il presente per verificare cosa è da salvare o da buttare via. Ma se questo si fa anche in tempi normali, figuriamoci in questo periodo che è speciale. Qui lo vogliamo esaminare da un punto di vista più laico possibile, perché da quell'altro aspetto, molto più importante, non ne siamo capaci. Ed allora partendo da un'analisi "terra terra" devo dire che il pettirosso stamattina si trovava molto meglio, in perfetta forma, anche perché la stagione sta cambiando. La nebbia si è abbassata, l'aria tende al bianco natalizio. Gli alberi, le foglie di alloro e gli aghi di pino brillano di rugiada anche in tarda mattinata. Le prime luci natalizie brillano e si accendono ad intermittenza. E forse sono loro che mi spingono a ricercare l'essenza di questi giorni, di questo periodo, come l'ho conosciuto da quando sono venuto in questo bellissimo ma anche "tosto" mondo. E mi accorgo che l'essenza è fatta di immagini lontane che mi appaiono in sequenza. Tre o quattro cose molto semplici, ma per me molto speciali e spontanee. Una bellissima borraccina spugnosa di color verde intenso da ricavare nei sassi secolari dei muri della Montagnola. Tentavi, da bambino, di staccarla, pochissima, con tutte e due le mani, che ti imbrattavi nella terra rossa. Un albero di Natale addobbato all'antica. Con qualche pallina bianca e rossa, qualcuna fatta a fungo, qualche altra incavata e qualche arancio per abbellirlo di più. Ed un pò di carta stagnola di color rosso, messa qua e la che potesse risplendere nel color verde del ginepro. Che avevamo adocchiato già da qualche mese e l'avevamo curato con lo sguardo per diverso tempo, tutte le sere, nel pomeriggio dopo la scuola. Una scatola di latta riempita di cavallucci fatti in casa. Con mille attenzioni, con i canditi messi da parte da molti giorni e le noci nostrane. E tante bollicine di alchèrmes nell'aria. L' Alchèrmes (ma noi si chiamava l'archemes) era il benvenuto perché quando c'era lui c'era festa nell'aria e tanti dolci in preparazione. L'attività affannata della vicina di casa che faceva la sarta ed era intenta a preparare al meglio i vestiti interi e le sottane dagli scampoli comprati dal merciaio ambulante. Ed un'atmosfera festosa ma anche impegnativa perché la Festa andava preparata con tutti i crismi e quindi con tanti preparativi, le Novene, le prove per i canti. E l'atmosfera esterna, bellissima, con la nebbia argentata che si univa ad un sentimento interiore di attesa, intriso anche di buona fratellanza. Credo che questo sia il punto principale. La bellezza dell'attesa che, come in un sentimento leopardiano di attesa della festa, ma molto rafforzato, ci dava la forza e lo sprint di godere delle poche cose che avevamo, ma che ci sembravano tanto abbondanti in questo particolare periodo. Ma allora, tornando al presente, bisogna ricercare l'essenza nei nostri giorni di questo periodo di Festa e di questa epoca. Ma quale potrebbe essere oggi l' "essenza"? Tanti mercatini di Natale che già danno una bella atmosfera anche di pace. Navigando nell'incertezza come un naufrago in difficoltà, mi suggerisco che, forse, potrebbe anche essere:
- un bel sorriso ad una persona anziana;
- fare un passo avanti per farci perdonare qualcosa;
-dare una stretta di mano ad una persona che cerca compagnia;
-fare una telefonata anche a colui che non ti è simpatico;
-scusarsi con qualcuno al quale pensi di aver fatto uno sgarbo anche involontario;
-lasciare da parte, per un momento, i rancori, le divisioni, le simpatie e le antipatie personali.
Poca cosa dirà qualcuno! Forse, rispondo io. Ma non è che siano cose facili e tanto frequenti ai tempi d'oggi. Anzi non si vedono o non si fanno di frequente (io per primo) da molto tempo. Sarà anche per questo che, da qualche anno, mi fa una strana impressione, la sera della Festa, essere circondato da pacchi scartati, fiocchi slacciati, chiacchiere di circostanza ed avanzi di generi commestibili. Ma, in quella strana situazione, mi manca soprattutto il ricordo di aver cercato di far piacere a qualcuno. Non dico la convinzione di esserci riuscito perché quello sarebbe il massimo. Ma, anche per un piccolo ed egoistico appagamento dell'anima, averci almeno provato!. Anche perché, mi sa, che siamo anche un pò troppo presi da noi stessi! E questa volta non si tratta di cose prettamente terrestri, provate a cliccare qui sopra.....si.... proprio qui!