E' stato qualcosa di emozionante l'esibizione del corpo di ballo del Moulin Rouge.In qualsiasi luogo lo si porti riesce a dare un'aria di spettacolo internazionale, di esibizione che fà venire i brividi sulle avanbraccia, come tutti i veri artisti. Io l'ho visto a Parigi, l'ho visto in TV, ma questo spettacolo riesce a mantenere un alto standard, sia dal vivo che nel video. Ma per fare questo occorrono anni di prove quotidiane, di coreografie e soprattutto di tanto sacrificio. Perchè solo con il sacrificio si riescono a raggiungere simili livelli. Infatti per entrare a far parte del corpo di ballo del Moulin Rouge «bisogna essere belle, brave ballerine, avere una preparazione classica e jazz, essere alte, con gambe lunghe, bei sorrisi, essere brave ballerine e ovviamente saper danzare il can can», aggiunge Clerico che ha chiare origine italiane. Alla barba di tante veline nostrane che si improvvisano ballerine e fanno spettacoli non da operetta ma neanche caserecci.Forse l'unica parola che si addice in questi casi è :"abborracciati".E di già che ci siamo una piccolo excursus sul Moulin Rouge e la belle epoque.Quando si parla del Moulin Rouge viene subito fuori Henri de Lautrec. Chi era?.Henri de Toulouse-Lautrec (Albi, 24 novembre 1864 – Saint-André-du-Bois, 9 settembre 1901) è stato un pittore francese, tra le figure più significative dell'arte del tardo Ottocento. Divenne un importante artista post-impressionista, illustratore e litografo e registrò nelle sue opere molti dettagli dello stile di vita bohèmien della Parigi di fine Ottocento. Toulouse-Lautrec contribuì anche con un certo numero di illustrazioni per la rivistaLe Rire, durante la metà degli anni novanta.
Ed ora qualche notizia sul locale:"Quando, la notte del 6 ottobre 1889 nei giorni dell' Esposizione Universale, nell' anno in cui fu inaugurata la Tour Eiffel il Moulin Rouge aprì i battenti, i proprietari (uno era un ex macellaio) presentarono il loro teatro come un luogo in cui tutte le audacie erano possibili; le pale luminose del mulino, prometteva la pubblicità, servivano a illuminare le notti del vizio parigino. Non esisteva palcoscenico: le ragazze popolane, operaie, sartine, lavandaie ballavano la loro quadriglia naturalista (poi ribattezzata can can) in mezzo ai tavoli e al sudore, acrobatiche e generose, scalciando via i cappelli dalla testa degli avventori; l' eccitazione era tesa fino al parossismo; i cronisti descrivevano l' indecenza solenne e ponderata delle filles perdues strette nella danza; il numero durava sempre otto minuti esatti e c' era come un alone di peccato, una frenesia dal sapore canagliesco ma anche una vitalità prossima alla disperazione, un presagio della fine che un giorno avrebbe fatto scrivere a Maurice Goudeket, l' ultimo marito di Colette: Per chi macini, Moulin Rouge, per la morte o per l' amore?. In realtà l' epopea e la scurrilità di quel supposto paradiso di delizie non durò che un decennio, incendiando la fine del secolo. Già nel ' 93 un gruppo di deputati conservatori fece pressioni sul governo affinché intervenisse e ponesse fine allo scandalo. Il risultato fu che la quadriglia naturalista da allora fu ballata sul palcoscenico, a distanza, lontano dal contagio: e così, lentamente e per sempre, le notti disordinate ma vere di quegli anni cedettero il passo a un altro tipo di intrattenimento, la rivista super organizzata, il music hall ricco, le piume, la grandeur formato lustrino, con quel numero riservato ai soli uomini che per gustarlo dovevano accedere nel ventre di un gigantesco elefante di cartapesta, il can can sulle note di Offenbach utilizzato come specchietto per catturare i turisti. Un grande incendio devastò il Mulino smorzandone gli ardori; lunga chiusura, poi furono i tempi di Mistinguett e di Maurice Chevalier, dei grandi show un quadro dopo l' altro, avanspettacolo d' arcilusso; una vecchia foto ingiallita ci mostra un giovanissimo Jean Gabin al debutto, un po' impacciato in pantaloni a quadretti, maglietta a righe da gondoliere e cappelluccio a pan di zucchero. Già si parlava franglais per i ricchi turisti d' America. Nel ' 44 Edith Piaf lancia un giovanotto promettente e gentile: si chiama Yves Montand. Vennero poi gli anni della crisi: il Moulin Rouge riconvertito in cinematografo. Nel ' 63 Jacki Clerico, figlio di un emigrante piemontese diventato proprietario del Lido, compra il locale e gli ricostruisce una seconda giovinezza.....OMISSIS...Inghiottiti nel nulla, per sempre, sono gli anni della Goulue, della quale si innamorò Toulouse-Lautrec, morta in miseria, alcolizzata. Lontano, perduto, è quel suo lanciare in alto la gamba nel grand écart, la spaccata, quel suo modo speciale come scriveva un cronista dell' altro secolo di rialzare sino all' ombelico la sua sottoveste di tulle con una grazia tutta infantile".
Il Moulin Rouge è stato anche soggetto di alcuni quadri post-impressionisti realizzati dal suddetto Toulouse-Lautrec che era stato anche assiduo frequentatore del Folies Bergere".Ed allora tra Moulin Rouge e Folies Bergere si rientra tutti nell'atmosfera della "belle epoque", quando forse ci si godeva la vita in maniera passionale ed intensa. L’Europa conobbe in quegli anni una certa stabilità politica e un lungo periodo di pace che ebbe bruscamente termine con i fatti di Sarajevo. Le cose belle finiscono sempre.
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