Allora avevo proprio ragione. Come cento, mille altre volte. E oggi non voglio essere modesto. Per quasi quarant'anni regolarmente mi è stato detto subito che avevo torto e dopo due anni sono venuti a dirmi: ma allora avevi proprio ragione. Bella soddisfazione, non c'è che dire. Come ora. Quante volte ho detto in questo blog che la felicità non è data dalla ricchezza e che, forse, c'era molta più felicità negli ani 50 che ora. Tutti, anche in famiglia, a dirmi che non era vero, che dopotutto ora si stava tanto meglio (materialmente) e abbiamo tante più comodità. Ecco la riprova: un bell'articolo del Sole 24 ore, ed ecco fatto.
«Omissis ....Non c'è alcun dubbio che queste tendenze negative siano collegate a uno sviluppo nell'egoismo», spiega Layard. «Cinquant'anni fa, quando alla gente veniva chiesto "credete di potervi fidare della maggior parte degli altri?", il 60% diceva di sì. Oggi, soltanto il 30% la pensa in questo modo. Per realizzare una società più felice, dobbiamo invertire la corrente di individualismo ristretto e imparare ad accettare che il più grande nemico della felicità è preoccuparsi solo di sé stessi». Come? Pescando a piene mani nell'antica saggezza delle grandi tradizioni filosofiche e soprattutto applicando personalmente, nella vita di tutti i giorni, i precetti della psicologia positiva, anche in base a quanto insegnano gli studi neuroscientifici sulla natura umana. Se le lacrime del mondo sono sempre una quantità costante, dice quasi provocatoriamente Layard ribaltando il giudizio di Samuel Beckett, è soltanto per colpa di un'inadeguata conoscenza di cosa produca benessere. Invertire il corso degli eventi, secondo lo "zar", si può, anzi si deve, partendo dal presupposto che mai come in questo momento i giovani crescono per sperimentare la maggiore felicità che possono nel mondo. «Sappiamo dalle prove scientifiche che la resilienza può essere insegnata nelle scuole per ridurre la depressione e l'ansia negli adolescenti. Sappiamo che una struttura della mente ottimista può aiutare la gente a recuperare più velocemente dalle malattie. E la ricerca ha indicato che gli operai sono più contenti e mai meno produttivi se partecipano di più a quello che fanno. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno, ora, è di una spinta forte da più gente possibile per determinare un cambiamento reale». Auguri. E tanta felicità..........omissis".
(Fonte il sole24ore-per approfondimenti click above)
Ma non è finita qui. Alla luce di queste esperienze in Inghilterra è stato creato un movimento per la Felicità (Movement for happiness-click here). Ne prendo solo un pezzetto e lo lascio in inglese, perchè sto imparando ad essere sempre più (una parola che comincia per S, tanto la sapete tutti). Ci insegna cosa ci può portare alla vera felicità. E credo proprio che la strada intrapresa da noi tutti sia proprio quella sbagliata: But how can a group of people be happy?.Solamente un ultimo dettaglio: sembra il che il Movimento abbia avviato una ricerca, attraverso inserzioni, di un direttore operativo dotato di "visione", al quale andrà uno stipendio di 80mila sterline. Cifra non casuale, visto che, superata una certa soglia, a ulteriori incrementi di reddito non corrisponde un conseguente aumento del livello di soddisfazione percepita.
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