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mercoledì 19 maggio 2010

Avi viva gli avi:un ritorno soft soft al passato.

I nostri vecchi lo sapevano già. Io ero piccolo, ma ne avevo appreso i primi rudimenti. Poi 50 anni di cultura sbagliata, di rifiuto della tradizione, di lustrini, della crocifissione del "villano" e dei suoi saperi. Per ritornare, attraverso mille tavole rotonde, qualche rappresentante che, magari, non è mai stato neppure in un campo pieno d'erba, al punto di partenza. Bella strada davvero avrebbero sempre detto i nostri vecchi. Che non erano proprio pazzi quando dicevano che la malta era salutare per le abitazioni, era anche un disinfettante naturale. E noi per cinquant'anni pensavamo che i prodotti chimico/sintetici fossero meglio. Che non erano pazzi quando facevano "faticosi" terrazzamenti in pietra per salvare il territorio. Perché i muri a secco, non solo provvedevano al contenimento del terreno, ma facevano anche scorrere l'acqua in modo appropriato per la salvaguardia del territorio e per la sua raccolta a valle. E magari costruivano anche una piccola cisterna per raccoglierla. Oppure una peschiera dove mettevano anche le carpe che diventavano grandi e poi erano buone anche per mangiare. E così via altri mille saperi popolari che si erano persi, sepolti da un mondo che guardava avanti abbagliato da qualcosa che non c'era. Poi ci è toccato rivoltarci indietro e cosa abbiamo trovato?. Le stese cose che ci avevano lasciato i nostri vecchi. Tra i quali anche un attrezzo che ho ritrovato in una vecchia cantina. Era un buffo, strano aggeggio e non sapevo a cosa serviva. L'ho domandato a mille persone che lo non sapevano come me. Poi è arrivata una persona più anziana e mi ha detto che era uno "smielatore". Mi ha spiegato anche come funzionava con tutte le informazioni del caso. Ma io, da persona abbagliata dalla plastica degli anni sessanta, me lo sono già dimenticato.
Progetto ITKI dell'Unesco
"L’Unesco promuove la nascita di Itki International Traditional Knowledge Institute.
Abitare in una casa costruita o ristrutturata con le malte tradizionali invece che con il cemento e i prodotti sintetici dimezza le emissioni di gas serra e la bolletta elettrica degli appartamenti moderni. Coltivare le zone aride utilizzando per l’irrigazione una rete di gallerie orizzontali, come si faceva nelle oasi del Sahara o in Cina, evita lo spreco di 300 metri cubi di acqua per ettaro al giorno e taglia 13 tonnellate di anidride carbonica all’anno sullo stesso ettaro di campi. Proteggere il suolo dalle frane con terrazzamenti di pietra al posto delle dighe di cemento, che spesso diventano una delle cause di alluvioni e frane, fa risparmiare al nostro paese da 10 a 20 tonnellate di CO2 l’anno. E mette in sicurezza i nostri pendii. Sono queste, le tecniche tradizionali. Cisterne che raccolgono la pioggia; tetti verdi che sostituiscono i condizionatori d’aria; abitazioni con pareti che non solo captano l’acqua ma la restituiscono depurata. Tecniche che stanno scomparendo e che possono diventare essenziali per rispondere alla crisi ambientale ed economica globale,e migliorare la qualità della vita. Per riaprire il grande archivio di milioni di saperi antichi e fortemente attuali, nasce oggi l’Istituto per le conoscenze tradizionali, una grande Banca della Terra che mette a disposizione di governi, amministrazioni pubbliche e cittadini tecniche che si perderebbero senza un’attiva azione di conservazione e valorizzazione" (fonte goodnews)

Per approfondire click under:
avi viva gli avi


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