Visualizzazioni totali

domenica 23 maggio 2010

Stimoulous: non abbattiamoci, non siamo affatto inferiori a noi stessi!

Sembra che non ci siano poi tante differenze di partenza tra tutti noi e pare che ci siano stati dati a quasi a tutti noi gli stessi mezzi, la stessa dotazione di facoltà intellettive. Quello che fa gioco, per una migliore utilizzazione della nostra mente, sembrano essere alcuni servizi considerati accessori ma che, invece, sono fondamentali e fanno la differenza: curiosità, ambiente circostante, gli stimoli che riceviamo in tale contesto, l'ambiente familiare in cui siamo cresciuti e molti altri. Ma più che altro i fattori esogeni che potremmo riassumere in una sola parola. La positività. Questo fattore è fondamentale per la buona riuscita di ogni cosa. E poi l'esercizio mentale che deve essere costante.Il tutto condito da curiosità e da stimoli. In un programma televisivo di sabato scorso si narrò, una storia sconosciuta ai più e cioè come l'Inghilterra riuscì a decrittare un difficilissimo codice di trasmissione tedesco che determinò l'esito della guerra. Sembrava quasi una missione impossibile ma furono messi insieme, in una base segreta, un centinaio di persone con skills diversi che dovevano riuscire a decrittare miliardi di miliardi di combinazioni diverse entro poco tempo. Le persone riunite erano costituite da matematici, militari, persone comuni che sapevano fare benissimo il loro lavoro anche il più modesto e, udite udite, esperti di parole crociate e di sciarade.I risultati sono sotto gli occhi di tutti, altrimenti forse non staremmo qui a scrivere. A completamento dell'argomento riporto un articolo molto bello sul più grande scienziato del mondo. Ma

un insegnamento, almeno oggi, l'abbiamo avuto chiaro: non abbattiamoci ....non siamo affatto inferiori a noi stessi.

"MA I GENI SONO COSI’ DIVERSI DA NOI?

emc21

Non si direbbe, guardandone le pagelle scolastiche o la storia professionale. Raramente, a dire il vero, i geni si distinguono nel primo periodo della loro vita. Molti vengono classificati come “difficili”, “lenti” o addirittura “stupidi. Thomas Edison, che con il record di 1.093 brevetti ha superato ogni altro inventore nella storia, era notoriamente lento a scuola. “Mio padre pensava che fossi stupido” ricordava Edison “e quasi mi convinsi di essere un asino.”

Da bambino, anche Albert Einstein sembrava agli adulti piuttosto lento nell’apprendimento, in parte a causa della dislessia, che gli causava grande difficoltà nel parlare e nel leggere. Le scarse abilità linguistiche del giovane Einstein spinsero il suo professore di greco a dirgli: “Non combinerai mai niente”. Più tardi Einstein fu espulso dal liceo e non superò l’esame d’ammissione al college. Dopo aver finalmente conseguito la laurea, non riuscì ad ottenere né un incarico accademico, né una raccomandazione da parte dei suoi professori. Costretto ad accettare un lavoretto di scarsa importanza all’ufficio brevetti svizzero, il ventenne Einstein sembrava destinato ad una vita di mediocrità.Ma all’età di ventisei anni Einstein pubblicò la sua Teoria Speciale della Relatività, solo sedici anni dopo aveva vinto un premio Nobel ed era diventato una celebrità internazionale. Persino oggi, l’immagine di Einstein rimane la quintessenza dell’immagine del “genio”, e il suo nome un sinonimo di intelligenza al di sopra del comune. COSA AVEVA EINSTEIN CHE NOI NON ABBIAMO? neurone-rigenerazione-cervelloÈ ciò che voleva sapere il dottor Thomas Harvey, patologo in servizio all’ospedale di Princeton quando Einstein morì nel 1955. Senza il permesso della famiglia, Harvey prese l’iniziativa di rimuovere e mettere da parte il cervello dello scienziato. Per i successivi quarant’anni, Harvey ne studiò delle porzioni per riuscire a svelare il segreto del genio di Einstein.Harvey non trovò mai niente, ma una sua collega sì. Nei primi anni Ottanta, Marian Diamond, una neuroanatomista dell’Università della California, a Berkeley, in un famoso esperimento, pose dei topi in un ambiente super-stimolante, completo di altalene, scale, ruote e giochi di ogni tipo. Altri topi furono confinati in semplici gabbie.I topi che vivevano nell’ambiente con un’elevata quantità di stimoli non solo raggiungevano l’eccezionale età di tre anni (l’equivalente dei 90 anni in un uomo), ma il loro cervello aumentava di dimensioni, facendo crescere foreste di nuovi collegamenti tra cellule nervose sotto forma di dendriti e assoni - strutture affusolate, simili a tronchi, che trasmettono segnali elettrici da una cellula nervosa (o neurone) all’altra. I topi che vivevano in gabbie normali, invece, rimanevano inattivi e morivano più giovani. Il loro cervello presentava, inoltre, meno collegamenti tra cellule.Già nel 1911, Santiago Ramon y Cajal, padre della neuroanatomia, aveva scoperto che il numero delle interconnessioni tra neuroni (dette sinapsi) era la misura reale del genio, ben più importante nel determinare il potere mentale rispetto al semplice numero di neuroni. L’esperimento della Diamond dimostrò che - almeno nei topi - il meccanismo fisico del genio poteva essere prodotto grazie all’esercizio mentale.

Lo stesso principio vale anche per le persone? La Diamond voleva scoprirlo. Ottenne sezioni del cervello di Einstein e le esaminò. Come si aspettava, scoprì un numero elevato di cellule gliali che agiscono come una sorta di colla che tiene unite le altre cellule nervose ed aiuta, inoltre, a trasmettere segnali elettrochimici tra i neuroni. A differenza dei neuroni - che non si riproducono dopo la nascita, le cellule gliali, gli assoni e i dendriti possono aumentare di numero durante tutta la vita, a seconda di come si usa il proprio cervello.Il lavoro della Diamond suggerì che più impariamo, più si formano connessioni di questo tipo. Allo stesso modo, quando smettiamo di apprendere e la nostra mente rimane inattiva, questi collegamenti avvizziscono e diminuiscono a poco a poco, fino a scomparire.

L’implicazione per gli educatori è chiara. Se il cervello di Einstein ha funzionato in qualche modo come il cervello dei topi della Diamond, allora sarebbe possibile creare nuovi Einstein con un esercizio mentale sufficientemente stimolante, permettendo ad esempio alla propria immaginazione di vagare liberamente.

Quindi spazio all’immaginazione, al sogno, ai sogni ad occhi aperti, al vedere il mondo con occhi diversi per notare sfaccettature nuove, a considerare le cose e gli avvenimenti anche da una seconda prospettiva!!! … Buona creatività!!. fonte(http://www.piuchepuoi.it)"

H.M. productions- Int. Site of Montagnola- Intell. rights reserved.(Little better than nothing)

Nessun commento:

Posta un commento

Lettori fissi

Elenco dei blog seguiti