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martedì 25 maggio 2010

Il mondo fantastico di Alice ed un giocoso girotondo tra formiche e cicale.

C'era una volta un mondo, fatto a scale, con mille contraddizioni ma la caratteristica principale era che esistevano due tipi di famiglie: la famiglia delle formiche che risparmiava, lavorava, cercava di andare avanti con dignità. Ma poco distante, fatti due passi su un sentiero pietroso, passato un boschetto pieno di felci, c'era una famiglia, molto chiusa in se stessa, che credeva di essere molto importante,intelligente, che pensava di essere la classe "eletta" della comunità: era la famiglia delle cicale. La famiglia delle cicale, poiché pensava di essere molto importante ed insostituibile, non si faceva negare niente. Dove ci volevano 10 sesterzi ne spendeva 55, creava enti e consigli di amministrazione inutili; molto spesso si ritrovava la sera in un circolo chiuso e poichè erano sempre tra di loro, pensavano di avere sempre ragione, di essere una classe quasi divina. Le spese aumentavano ma c'erano tante formiche che fornivano i sesterzi. E magari, per chiedere questi sghei in più, si organizzava un nuovo consiglio di amministrazione. E chi si metteva in quei consessi?. Logicamente qualche membro, facilmente controllabile, della famiglia delle cicale. Un giorno, all'improvviso, ci si accorse che dopo anni anni di spese inutili, ma che si pensava fossero state molto utili, i sesterzi erano, non solo finiti, ma che le cicale se l'erano fatti prestare tanti tanti, da mille animaletti sconosciuti e lontani e che ora erano preoccupati e dubbiosi se rinnovare i loro crediti o meno. E questi animaletti erano capricciosi, spesso inaffidabili, volubili, nervosi di natura.Cosa si poteva fare allora?. Le cose erano due: o chiedere altri sesterzi o diminuire le spese. E poi cercare di dare la colpa a quegli animaletti neri e capricciosi che non volevano più prestare i sesterzi che, nel frattempo, erano stati ribattezzati "beetles-speculators". Ma nessuno se n'era accorto di queste faccende?. Ad essere sinceri, alcuni anni prima, alcuni giornalisti provenienti dalla famiglia delle formiche avevano fatto un libro elencando tutte le spese inutili disposte dalle cicale. Avevano venduto tante copie ma nessuno dei capi delle cicale gli aveva dato importanza. Si pensava che la cosa potesse durare all'infinito e quel libro avrebbe contribuito al riciclaggio della carta. Magari costituendo un altro consiglio di amministrazione ad hoc. C'era anche qualche trasmissione televisiva che aveva denunciato gli sprechi, ma non veniva dato loro molto importanza. E si pensava di fare, magari, un altra commissione per prendere in esame anche questo fatto. Poi, un giorno, all'improvviso si sentì una strana aria al risveglio: le formiche continuavano a fare le formiche ma con molti più pensieri; le cicale chiamarono il loro contabile capo, uno che se ne intendeva davvero. Lui guardò le carte e si mise le mani tra i capelli; forse si poteva fare ancora qualcosa. Ma non bisognava perdere tempo. Altre famiglie lontane di cicale e di formiche stavano andando a fuoco. E allora, dopo molto studiare e pensare, ci si accorse che il mondo fantastico di Alice era finito. E si arrivò ad una conclusione. Bisognava risparmiare. Ed intanto molte formiche si lamentavano perché dovevano pagare per le scelte e gli errori fatti da tutte quelle cicale messe nei consigli di amministrazione senza che loro avessero mai potuto dire niente, neppure un' opinione. Ma poi tanto nel regno delle formiche e delle cicale c'era sempre qualcuno che diceva: "ma non t'angustiare, pensa a goderti la vita e guarda le belle e giovani formiche che passano per la strada.E tira a campare. Il sole tramonta poi, dopo la notte, risorge e domani è un altro giorno". E' un nuovo giorno e la vita ricomincia nell'eterno e giocoso girotondo tra formiche e cicale. Formiche belle e brutte. Cicale brutte e belle. The show will go on. O qualcosa di simile. Mi sono svegliato ora, all'improviso. Oggi ero molto stanco ed ho dormito molto, anche se male. Ho fatto dei sogni non troppo belli. Uno dei quali l'ho raccontato sopra. Meno male che era solo un sogno. Ad majora.
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