...."Dunque ciò che si crede è vero quando corrisponde a un certo complesso legato da un rapporto, falso quando non ha luogo questa corrispondenza. Poniamo, per amore della precisione, che gli oggetti del credere siano due termini ed una relazione, e che i termini siano disposti in un certo ordine dal "senso" del credere: se i due termini, in quell'ordine, sono uniti dalla relazione in un tutto complesso, ciò che si crede è vero; in caso contrario è falso.
.......Una mente che crede qualcosa crede il vero quando vi è un complesso corrispondente in cui la mente non entra, ma entrano solo i suoi oggetti. Questa corrispondenza garantisce la verità e la sua assenza determina la falsità......Ciò che fa sì che la cosa creduta sia vera è un fatto, e in questo fatto non entra in nessun modo la mente della persona che crede.
........Non vi può essere dubbio che alcune delle cose che crediamo siano erronee; e questo ci porta ad indagare quale certezza possiamo mai avere che una data cosa che crediamo non sia falsa. In altre parole possiamo mai conoscere qualcosa, o soltanto abbiamo qualche volta la buona fortuna di credere ciò che è vero?............Così il semplice ordinamento in sistema dell'opinione probabile non basterà mai, da solo, a trasformarla in conoscenza indubitabile". (Bertand Russell- i problemi della filosofia).
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La prima cosa che mi è venuta in mente leggendo quanto sopra è di quanto, a volte, siamo prsuntuosi asserendo nostre impressioni come verità scontate.
Mi ha preso anche spontaneamente un senso di inadeguatezza ed un proposito di cercare di essere molto più modesto.
Su tutte le volte che mi è sembrato di avere ragione, infatti mi viene da dubitare; in primo luogo perchè il fatto non si è mai manifestato proprio esattamente come l'avevo previsto e, poi: sarà stata una combinazione?
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