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lunedì 28 dicembre 2009

Il carillon delle inquietudini e delle speranze

Un anno a due facce, come tutti gli anni. Da una parte si intravedono i primi segnali di una ripresa economica che comunque deve ancora consolidarsi. Dall'altra i cambiamenti del clima producono purtroppo i primi effetti come quello che è capitato nell'alta Toscana ed in Liguria. Ma tutti ci ripromettiamo che l'anno che verrà potrà sviluppare le cose positive di questo che sta finendo. Ci rendiamo conto che noi umani abbiamo bisogno di uno stacco temporale come il giorno e la notte, la settimana ed i mesi per suddividere l'arco temporale che altrimenti potrebbe essere visto come una sola continuità. Il tempo che passa sembra un carillon di quelli moderni ad alimentazione continua. Ma se noi non dessimo una classificazione al tempo dovremmo scontrarci con il concetto di eternità e questo è per noi un mistero, una cosa inconcepibile, al di fuori della nostra portata. Ed allora siamo noi stessi a limitare qualcosa, che di per sé, non è affatto limitata.
Vedo che molti si domandano, come me, come sarebbe meglio comportarsi nella vita, cosa dovremmo effettivamente fare, realizzare, e tutti si affannano a dire cosa dovrebbero fare gli altri nel tempo, nascondendo così le loro insicurezze dovute al fatto che loro stessi non sanno cosa dovrebbero veramente fare. Perchè nessuno sà cosa dovrebbe veramente fare, forse lo intuisce, lo immagina, lo intravede, ma non è perfettametne sicuro. Perchè quello che pare bello oggi, non sappiamo se il tempo lo riterrà tale.

Il tempo è il giudice più equo e severo.
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Edgar Quinet -

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