Felice Anno Nuovo agli amici del BLOG, di Facebook e a Tutte le Persone con le quali abbiamo condiviso qualche bel momento nella Vita. BUON ANNO con tutto il cuore e THANK YOU
Io vorrei un dicembre a luci spente e con le persone accese. (Charles Bukowski)
Non dimenticate l'ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo .Eb 13,1-8 - Bibbia.net
Auguri per davvero a chi: - in quest'anno, ne ha passate di tutti i colori; - a quelli che hanno mille pensieri per la testa; - a chi si sente superiore a tutti; - a chi si sente inferiore a tutti; - a chi si vuol tanto bene; - a chi vuol bene anche agli altri............almeno un po'!; - a chi vede l'orizzonte piuttosto azzurro; - a chi lo vede molto scuro o solo un pò triste; - a chi non fa niente per niente; - ma soprattutto a QUELLI che fanno tanto per niente; - ai VOLONTARI di qualsiasi TIPO!; - a quelli che dovrebbero valorizzare i volontari; - a quelli che sono poco considerati nel lavoro, ma sono bravi; - a quelli che dovrebbero valorizzare quelli bravi sul LAVORO e non lo fanno perchè....... -a quelli che cercano di fare giustizia anche se questo gli costa....................... -a chi cerca di ricompensare chi se lo merita, senza guardare ............................ -a chi si crede più furbo di quanto è realmente e a chi, invece, pensa di essere meno intelligente di quello che effettivamente è; -a chi soffre di ansia perchè è sensibile e a chi non soffre di panico perchè pensa solo a se stesso; -a chi, troppo spesso, dice: siamo tutti uguali e poi è il primo a fare differenze ingiustificate........ -a chi dice sempre IO L'AVEVO DETTO ed invece non aveva detto proprio niente od il contrario....... -a chi sta sempre sul CARRO DEL VINCITORE e galleggia sempre; -a chi pensa che SENZA DI LUI .....................................................; -a chi vuole organizzare tutto e tutti.............................................; -agli strafottenti ............solo con alcuni; -ai "finti" non avari; -ai veri generosi; -a quelli un pò presuntuosi,come me! -ai modesti ma anche ai falsi modesti che sono di più; -a chi non riesce a capire il reale valore delle persone; -alle persone ingiustamente non valorizzate; -agli "invitati" su tutto e a tutto; -a quelli che sono sempre esclusi; -ai giovani che non trovano lavoro; -a quelli che fanno il mestiere più difficile del mondo: i comici, i clown e gli artisti dei circhi e tutti quelli che devono far ridere e far divertire; -a chi nel 2013 sta attento più alla forma che alla sostanza, come 40 anni fa!.....e, soprattutto pretende che anche gli altri facciano lo stesso! ma soprattutto AUGURI a quelli che sono gli ultimi; a quelli di cui tutti parlano male; agli esclusi, a quelli in difficoltà economica e morale e a chi, gratuitamente, cerca di dare loro una mano.
e quindi, in una PAROLA,
Auguri un po' a TUTTI come in un pranzo di condivisione, dividiamo anche i nostri BUONI PROPOSITI E LE AZIONI CONSEGUENTI un pò con tutti, COME MEGLIO SAPPIAMO FARE! Honest Maverick productions Vi ringrazia per i numerosi accessi al blog e Vi porge i MIGLIORI AUGURI di BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO, dandovi appuntamento nel NUOVO ANNO, dopo le FESTE, e sperando che sia proficuo di idee come il 2012. BUON NATALE E BUON 2013 A TUTTI; ANCHE A QUELLI CHE NON SONO STATI CITATI SOPRA. AUGURI A TUTTI .............perD A V V E R O!
NATALE - Giuseppe Ungaretti Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade Ho tanta stanchezza sulle spalle Lasciatemi così come una cosa posata in un angolo e dimenticata Qui non si sente altro che il caldo buono Sto con le quattro capriole di fumo del focolare (Giuseppe Ungaretti, Napoli, il 26 dicembre 1916)
Nel corso degli anni anche la raccolta delle olive ha avuto un'evoluzione notevole. Cambiano i tempi e cambia anche questo, anche se mantenere la tradizione, in queste cose, sarebbe stato davvero importante. Una prima annotazione da fare molto perchè piuttosto evidente è l'anticipazione della raccolta delle olive e della vendemmia. Come se la fretta dell'Uomo Moderno si ripercuotesse anche sulla Natura. Una fretta "consumistica", una fretta di "pancia" ed anche poco razionale. Se domandi la ragione di questa fretta senti addurre le ragioni più diverse: motivi meteo, i frantoi che chiudono presto (e perchè?) e mille altre piccole ragioni le une diverse dalle altre. Ma credo che, in tali atteggiamenti, siano condensati i mille comportamenti anomali dei nostri giorni. Il primo, la fretta a prescindere, perchè si pensa che la fretta sia risparmio di tempo! Ed anche se fosse vero, con il tempo risparmiato cosa ci facciamo? Questo è più difficile da stabilire, da definire e da studiare a tavolino.Credo che la maggior parte delle persone (compreso io), a volte, abbia molta frenesia dentro che li porta ad avere sempre fretta, ma se riuscisse a superare quella sensazione la maggior parte non saprebbe come passare il tempo.Ed allora? Leggendo un libro uscito di recente di un noto psichiatra e medico che, qualche volta, si vede anche in televisione, si scopre che il segreto per comabattere i mali dei nostri tempi (ansia, panico, e cose simili) sia di accettarli e chiedere aiuto alla nostra anima, ovviamente nelle forme esplicitate dal bel ed utile libro. Ma ritornardo ai rapporti di natura ravvicinata che in questo periodo si tengono con le bellissime ed utili piante di olivo le stesse, forse, nella forma intangibile ed antica descritta nel libro, ci raccomandano e ci sussurrano che non vale assolutamente la pena di avere fretta. Per mille ragioni. Ma la principale è che proprio non conviene rincorrere e forzare i tempi, i piani e le motivazioni della nostra ragione di Essere. E proprio mentro ero sopra ad un'antica pianta di olivo ho riflettuto su una cosa che mi ha fatto davvero pensare. Ero su una pianta che aveva resistito a tutte le varie stagioni di "gelate" che si sono succedute in un secolo. Una pianta, a detta di tutti, con più di 200 anni che aveva visto nascere mio padre, mio zio che erano nati proprio lì e che proprio da lì erano passati quasi quotidianamente fino a che le loro gambe li avevano portati dove volevano loro.Quindi una pianta per me quasi sacra e che era una delle poche a non essere stata mai rinnovata. Stavo cogliendo frettolosamente le olive quando, all'improvviso, credo che ci sia stato un colloquio diretto tra l'anima antica di quella pianta e l'entità della stessa specie che sta dentro di me. Un colloquio franco senza fronzoli. Essenziale. "Sai quante persone sono venute da me ogni anno di questo periodo? Tante davvero. In tempi ed epoche diverse. In epoche con costumi ed usi molto diversi da quelli di oggi. Molte donne con fazzoletti in testa e panieri legati sui fianchi che parlavano tra di loro quasi come in una delle rare occasioni in cui si poteva parlare di mille cose pur lavorando. Poi ho visto tuo padre, tuo zio passare vicino a me quasi tutte le sere e quando venivano a potarmi e a togliermi quei noiosi pocciaioni. Poi sono venuti anche loro a cogliere le olive. Ed ora ci sei tu vicino a me! Sai che ti dico? A voi umani vi sembra di essere fortunati e molto "superiori" a me. Ed invece io, un pò, vi compatisco. Siete esseri superiori con un'autonomia di movimento e di pensiero. Molto intelligenti e molto complicati. Siete molto simili gli uni agli altri e, nello stesso tempo, siete unici. A volte siete presuntuosi e vi considerate i padroni del Creato. Anche se questo non è vero, comunque, siete quelli che cercate di curarlo anche se negli ultimi tempi non ci riuscite molto bene. Io vi ammiro e custodisco i vostri segreti:quelli espressi a voce alta e quelli "affogati" nella votra anima. Per mille cose vi invidio: per il vostro essere eclettici, per la vostra voglia di fare e di pensare. Di agire e di lottare. Ma vi compatisco per una cosa: siete come dei magnifici attori di una rappresentazione teatrale bellissima, con una sceneggiatura stupenda. Ma con una Regia esigente che mantiene quasi intatta la sceneggiatura e cambia molto spesso la compagnia. E quei pochi attori che si attardano sul Palco io li perdo di vista e non mi appaiono più". Vecchia pianta di olivo: hai capito quasi tutto di me. Allora salutami chi passa stasera dalla strada sotto di te. Forse è l'unica cosa che posso dirti per non sentirmi tanta e troppa "ansia" dentro. Ma forse tutta questa ansia mi salverà da un male peggiore! Dal sentirmi davvero molto piccolo ed impotente in questo grande Teatro a me, per molti versi, ancora molto sconosciuto! Dove una vecchia pianta di Olivo fa da testimone al passaggio di tanti attori! A volte bravi, altre volte volenterosi. Ma tutti piuttosto "passeggeri" e che non hanno neppure una lunga durata! Poche recite e via! Honest Maverick productions (salvaguardiamo la fatica dei bloggers-intell.rights reserved)
http://www.houseandgarden.it/ilcachi.htm http://www.benessereblog.it/post/578/frutta-invernale-i-cachi
Non c’è dubbio che la frutta estiva sia più varia, gustosa e allettante di quella invernale ma un’eccezione va fatta per i cachi, saporiti e succosi e ricchi di virtù.
Originari della Cina, giunsero in Europa solo nel ‘700 e da allora li
apprezziamo per il loro sapore zuccherino e le loro preziose proprietà:
sono infatti ricchi di vitamina A e C, potassio e betacarotene e hanno
un lieve potere lassativo.
Vista la loro rapida deperibilità è consigliabile acquistarli appena
acerbi e lasciarli maturare qualche giorno accanto a frutta che sviluppa
etilene, come mele e pere, favorendone la maturazione, in modo da
consumarli al meglio.
Il cachi- Pane degli Dei
Il cachi, pane degli dei
I frutti del loto hanno una polpa talmente zuccherina, da meritare il nome scientifico di "diospiros", ossia pane degli dei.
Originario del Giappone e delle regioni settentrionali della Cina, dove oggi vengono coltivate oltre 2.000 cultivar, il cachi, o kaki o loto, o diospiro è il nome di un albero (Diospyros cachi), appartenente alla famiglia delle Ebenacee, e del suo frutto.
Già Plinio, nei suoi scritti, parlava delle piante di loto, molto
resistenti alle variazioni di clima, di terreno ed ai parassiti,
considerate in Cina albero delle sette virtù, giunto in Europa, alla
fine del Settecento, come pianta ornamentale.
In Italia il cachi fiorisce tra maggio e giugno e tra ottobre e novembre, donando le sue bacche commestibili, dall’allegro colore arancione, attaccate al ramo da un breve e robusto peduncolo.
Ci sono molte qualità di cachi. Le principali sono la nordamericana e l’orientale:
i frutti del cachi comune non sono adatti al consumo appena
dopo la raccolta. Devono essere “ammezziti”, ovvero devono maturare fino
a raggiungere una consistenza cedevole al tatto, perdendo il contenuto
di tannini che li rende allappanti (leganti il palato e la lingua);
i cachi vaniglia e sharon fruit si consumano appena colti, quando la polpa è ancora soda.
La qualità italiana più pregiata è quella di Misilmeri, in Sicilia.
I cachi sono un’eccellente fonte di beta-carotene, oltre a contenere
abbastanza vitamina C, fibre, proteine di origine vegetale e una
notevole quantità di zuccheri e sali minerali, quali potassio, calcio e
fosforo.
Il frutto acerbo è ricco di tannino con azione astringente, mentre
maturo ha proprietà diuretiche, decongenstionanti e disinfettanti,
indicate in caso di infiammazioni intestinali.
Molto calorici, sono nutrienti e di facile digestione, consigliabili agli studenti e ai soggetti astenici e nervosi. Alla nostra salute piace molto il giallo-arancio.
Combatte infatti il rischio di sviluppare tumori e patologie
cardiovascolari, potenzia la vista e previene l’invecchiamento
cellulare.
Il beta-carotene è sicuramente il phytochemical tipico di questo colore. Ha una potente azione provitaminica e antiossidante
ed è precursore della vitamina A, importante nella crescita, nella
riproduzione e nel mantenimento dei tessuti, nella funzione immunitaria e
nella visione. Sempre il beta-carotene sa proteggerci dal danno dei
radicali liberi, viene assorbito con i grassi e, se assunto con gli
alimenti, non porta al sovradosaggio, come può succedere con un
eccessivo uso di integratori.
Per proteggerci da vari tipi di tumore, il giallo-arancio ha a
disposizione i flavonoidi, che agiscono principalmente a livello
gastro-intestinale, neutralizzando la formazione di radicali liberi o
catturandoli prima che possano danneggiare altre molecole.
Nella squadra del giallo-arancio il peperone, il limone e l’arancia,
sono ricchi di vitamina C e, oltre ad avere una funzione antiossidante,
contribuiscono alla produzione del collagene. È scientificamente
provata anche l’azione protettiva delle antocianine, i phytochemical con
proprietà antinfiammatorie, antitumorali e anticoagulanti presenti in
grande quantità nelle arance. Curiosità
Il termine arancia proviene, attraverso l’arabo “narangi”, dal sanscrito “narag’a” che significa “frutto favorito dagli elefanti“.
Al sapore di arancia
anche una leggenda siciliana: una fanciulla poverissima, non avendo
abiti e gioielli da indossare per le sue nozze, si adornò i capelli e i
vestiti con i profumatissimi fiori d’arancio. Da qui la tradizione
tuttora viva.
Dalla Sicilia andiamo in Persia? Non proprio, visto che la pesca arriva in realtà dalla Cina dov’era coltivata 3000 anni fa e non dalla Persia, come suggerirebbe il nome “mela persica”.
Il primo albero di kaki è stato impiantato in Italia intorno al 1871 nel giardino di Boboli a Firenze.
*************************************** Le mie impressioni:
*La straordinaria generosità di Madre Natura*
Sarà stata davvero un mela o un bel pomo quello del Paradiso Terrestre? Mah? Non lo so! Ma certo il "diospiros! qualcosa di divino ce l'ha davvero. Quando ti si strugge in bocca in un dolce zuccherino ti fa intravedere di quanto può essere bella e dolce la "manna del cielo". Un frutto che ha perso parecchio della sua fama ai tempi d'oggi. Perchè il pomo aveva davvero un grandissimo valore quando ero un ragazzino. Altri tempi, sotto tutti gli aspetti. Allora la frutta era venduta quasi esclusivamente dai venditori ambulanti. Tra gli altri ne ricordo due: Il "Lana" che girava con l'APE e il "Gheghe" che aveva il camioncino a catene. Sempre in difficoltà ed ....in salita. Ed i pomi erano la vera leccornia di allora per i ragazzzi. Erano confezionati benissimo nelle cassette di legno con la carta azzurrina sagomata, a dossi e valli, proprio per contenere un singolo pomo. Un pomo "sempre" separato dall'altro. E tra l'uno e l'altro un pò di paglietta proprio per salvaguardare l'integrità e la fragranza di ciascuno di loro. Ma allora noi non sapevamo che si chiamavano anche Kaki. Per noi erano semplicemente i pomi. Costavano 5 e poi dieci lire l'uno. E si compravano solo in occasioni speciali. In un'epoca in cui le calorie venivano bruciate quasi tutte, sia per la scarsità che per il grande movimento, questi frutti erano davvero importanti per noi ragazzi ...di allora. Anche perchè non avevamo problemi di linea. "Ho mangiato un pomo". Me l'ha regalato il fruttivendolo perchè ho spinto l'Ape che, in salita, non ce la faceva......" Era un pomeriggio veramente bello anche se freddo e mi incamminai per la strada in salita che mi portava a casa. Un pettirosso mi attraversò la strada a mezza altezza con velocità e cinguettando. Intravidi la bicicletta del mi babbo che era già tornato da lavoro. E poi vidi la luce nella stalla. Senz'altro stava lavorando al carretto che io gli avevo chiesto già da qualche tempo. Erano le prime tavole intagliate. Il tutto doveva assumere ancora un minimo,una bozza di forma. Ma ero contento lo stesso. Mi voltai e vidi le montagne lontane con già un pò di neve. Che bella la vita, pensai. Speriamo che continui sempre così. Ma quest'ultima frase purtroppo non si è avverata. Ed ancora sto pensando se è colpa mia che non riuscii a preservare e difendere quell'atmosfera e la semplicità di allora. Anche a brutto muso con tutte le mie forze. Oppure non potevo farci proprio niente, perchè sarebbe stato una battaglia impossibile. Come voler fermare il tempo. Come voler parare il vento! Come mettersi contro l'imponderabile forza che è dentro di noi e che ci comanda a nostra insaputa! Honest Maverick productions(intell. rights reserved)
Sentiamo bisogno di buongoverno..... anche nelle piccole cose:
il buongoverno dei sentimenti; il buongoverno delle intenzioni; il buongoverno della partecipazione;
lo spirito del "dopoguerra";
il sentirsi ed il voler star vicini;
l'apprezzarsi "oltre" i meriti;
l'apprezzarsi "oltre" le origini;
A qualcuno sembrerà poco , a me sembra tutto !
Il buongoverno dei sentimenti:ricordarsi dei bei momenti vissuti in passato. Poi il mondo può cambiare; anche le situazioni. Qualcuno può anche fare uno sbaglio ed allontanarsi, ma bisogna sempre riaccogliere e perdonare gli errori degli altri. Perchè un giorno potrebbero perdonare i nostri. Ognuno è portatore di grandi valori e di grandi esperienze. Nessuno è più importante di un altro. Nessuno è da escludere nè da allontanare. Ma anzi è da interrogare, invitare, lasciarlo parlare. Fargli esprimere le proprie opinioni e, se non sono o non appaiono giuste, contrabatterle. Ma mai "seppellirlo" da vivo. Qualunque cosa egli abbia commesso questo è un peccato grave! Un peccato grave......contro l'Umanità.
Il Buongoverno delle intenzioni:
Molte volte la vita è diversa da come la vorresti. A volte io mi faccio un film: ti immagini come una situazione che sta per avvenire tu la vorresti. Non importa immaginare grosse cose. Anche una piccola festicciola, una cena tra amici. E vorresti che tutto andasse secondo il copione di quel film. E ci metti le migliori intenzioni affinchè il fim si svolga proprio in quel modo. Poi ti accorgi che, molte volte, il copione ha avuto molte modifiche, alcune non troppo positive e allora ti accorgi che le tue buone intenzioni, prese da sole, a volte possono fare ben poco. Ma è comunque bello, da qualsiasi prospettiva tu la si consideri, coltivare le migliori intenzioni per coltivare un campo di buone azioni, di buona armonia, ....di ottimi "moments".
Il Buongoverno della partecipazione:
Fare in modo che tutti possano partecipare. In qualunque occasione, ma specialmente in quelle organizzate con la partecipazione di pubbliche Istituzioni e con contributi di denaro pubblico. E non basta dire...........ma noi avevamo messo il cartello, gli avvisi. A volte basterebbe un piccolo, semplice invito con un foglio di carta del vecchio quaderno a quadretti, per fare felice qualcuno. E favorire la società dell'inclusione anzichè quella dell'esclusione. Qualcuno, in passato, aveva teorizzato il mondo della "Open Society". Poi le forze che tendono ad aver paura del progresso, anche dell'animo umano, hanno sempre cercato di favorire la società dell'esclusione, perchè, in tal modo, è più facile mettere in risalto le proprie qualità anche se ne abbiamo davvero poche e di non eccelsa qualitàqualità!
Il Buongoverno del sentirsi vicini:
Ed in questa categoria voglio raggruppare tutto il resto: lo spirito del "dopoguerra" quando la gente si sentiva molto più vicina, non materialmente ma spiritualmente. Eppure anche allora c'era chi aveva la "Vespa" e la "Lambretta" e chi aveva solo la bicicletta. E già anche questa era una grande cosa. Il mangiare (il vitto) era quasi per tutti lo stesso.Tanti cereali e fagioli a volontà e molti ortaggi a "piacere". Ma solo di stagione, con particolare attenzione alle cipolle ed alle patate. Eppure appena ti svegliavi ti sentivi felice. E non solamente io che ero bambino, ma anche i nostri padri. Il muratore fischiava, il fabbro canticchiava ed anche l'operario che passava in bicicletta smetteva di canticchiare solo un attimo per salutare. E riprendeva a cantare subito dopo. Poi, mano mano, sempre meno fino al deserto dei nostri giorni. Ed allora non dobbiamo far vincere gli gnomi dell'esclusione e dei piccoli clubs. E nel canticchiare e nell'essere felici e nel non avere paura di essere allegri c'era incluso tutto: un sentimento di vicinanza o meglio di comunanza (siamo tutti nella stessa barca con poche umane differenze); il volersi apprezzare gli uni con gli altri per un solo motivo: tu sei fatto come me e solo per questo vali molto e quindi io ti apprezzo. Anche se sei venuto da lontano, come succedeva anche nel dopoguerra quando arrivavano nuove famiglie del Sud. I nostri vecchi ci avevano insegnato ad apprezzarli in modo naturale. Perchè erano come noi e forse valevano molto più di noi. Perchè, nel nostro piccolo e limitato mondo, eravamo felici se i nostri vicini avevano successo. Perchè, in fondo, era un successo del Paese. Li ammiravamo e, per quanto possibile, cercavamo di migliorarci anche noi allo stesso modo. Si, ma poi, senza neppure tanto strafare nè crucciarci troppo se non riuscivamo. Tanto ci era stato detto, sin da ragazzi, che il mondo era bello di per sé, anche senza diventare un pezzo grosso o semi-grosso. Bastava sentirci in comunanza ed, in questo stato, tutto il bene particolare si diffondeva nel piccolo microcosmo di Paese, quasi per magia o per osmosi. Ed era vero, bastava ascoltare le tante persone che cantavano e fischiavano. Senza secondi fini. Solo perchè l'atmosfera quasi ti incitava a fare così.