Fin da ragazzi erano considerati animaletti quasi "sacri". Come l'aquila per molti Nativi. Per noi quegli animaletti rossi con i puntini rotondi neri potevano dare l'allegria di una giornata e li facevamo passare sopra le mani e lungo le braccia ed, attentamente, li controllavamo fino al momento in cui le rimettevamo in libertà. Nella Natura da cui li avevamo provvisoriamente prelevati. Mai ci saremmo azzardati ad ucciderne qualche esemplare perché voleva dire aver a che fare direttamente con la Fortuna. Perché, nella credenza e nelle consuetudini di allora, quell'animaletto era il diretto ambasciatore della Dea bendata. E dopo mezzo secolo ne mantengo la medesima considerazione. Anzi, ad essere proprio onesto, quadruplicata o quintuplicata perché, si sa, più il tempo passa e più abbiamo bisogno di Fortuna.
E quando l'altro giorno ne trovai un esemplare ben pasciuto sopra una foglia di zucca ben mi astenni dall'intraprendere qualsiasi azione che potesse condizionare la stabilità della foglia in questione e, mentre innaffiavo le rimanenti piante, controllavo attentamente che la bella bestiola non avesse alcun problema. E non mi azzardai, al fine di evitare ogni possibile danno, a ripetere il giochetto che facevo tanti e tanti anni prima. Anche se ne avevo una grande e pazza voglia. Poi un giorno all'improvviso ho capito perché, forse, questa creatura è sempre stata considerata il simbolo e l'emblema della Fortuna. Ed in questo caso le piante incriminate erano delle non prospere pianticelle di cavolo estivo. Che invece di andare avanti sembravano che ritornassero indietro giorno per giorno. E come se non bastasse, presentavano al bordo di ogni foglia una cornice nerastra non omogenea. Come se fosse mangiucchiata da qualche piccolissimo insetto nerastro. E mi accorsi che era proprio così, anche se gli insetti, invece che uno, erano tantissimi. Girai gli occhi un pò "disperato" e vidi che, invece, su alcune piante di piselli che avevo piantato li accanto c'erano uno, due, tre, quattro, cinque esemplari di coccinelle. E quelle piante erano belle e sanissime. Senza avere nozioni approfondite di bio-agricoltura, né una "expertise" invidiabile di orto ed ortaggi in genere, mi venne, lo giuro, un'intuizione. Spostare, come per scommessa, la maggior parte delle coccinelle su quelle povere piante di cavolo. Lo feci, irrigai il tutto e mi ripromisi di ritornare a vedere dopo due giorni. Nessuno, forse, mi può credere, ma le piante di cavolo erano quasi completamente guarite e subito controllai quelle di piselli alle quali avevo tolto le sentinelle anti-parassita. Ma con mio grande stupore mi accorsi che le coccinelle erano anche lì come se si fossero moltiplicate. Non mi domandate il perché. Non lo sò, ma vi assicuro che era così. Mi vennero in mente due considerazioni. La prima di aver imparato, da autodidatta, una tecnica di bio-agricoltura che dovrò, comunque, verificare in futuro. La seconda, e per me la più importante, che effettivamente quelle bellissime bestiole portavano davvero fortuna. Perché nei tempi in cui io ero ragazzo l'avere nell'orto degli alleati di simil fatta era una grossa fortuna di per sé. Anche perché allora bastava questa qualità per acquisire tanta e tanta considerazione. Tutte le altre sue sorelle, alcune in porcellana, come quella che ho sulla scrivania, o altre ancora molto più preziose che si vedono nelle vetrine dei gioiellieri, non fanno altro che aumentare la meritata fama di quelle vere.
E quando l'altro giorno ne trovai un esemplare ben pasciuto sopra una foglia di zucca ben mi astenni dall'intraprendere qualsiasi azione che potesse condizionare la stabilità della foglia in questione e, mentre innaffiavo le rimanenti piante, controllavo attentamente che la bella bestiola non avesse alcun problema. E non mi azzardai, al fine di evitare ogni possibile danno, a ripetere il giochetto che facevo tanti e tanti anni prima. Anche se ne avevo una grande e pazza voglia. Poi un giorno all'improvviso ho capito perché, forse, questa creatura è sempre stata considerata il simbolo e l'emblema della Fortuna. Ed in questo caso le piante incriminate erano delle non prospere pianticelle di cavolo estivo. Che invece di andare avanti sembravano che ritornassero indietro giorno per giorno. E come se non bastasse, presentavano al bordo di ogni foglia una cornice nerastra non omogenea. Come se fosse mangiucchiata da qualche piccolissimo insetto nerastro. E mi accorsi che era proprio così, anche se gli insetti, invece che uno, erano tantissimi. Girai gli occhi un pò "disperato" e vidi che, invece, su alcune piante di piselli che avevo piantato li accanto c'erano uno, due, tre, quattro, cinque esemplari di coccinelle. E quelle piante erano belle e sanissime. Senza avere nozioni approfondite di bio-agricoltura, né una "expertise" invidiabile di orto ed ortaggi in genere, mi venne, lo giuro, un'intuizione. Spostare, come per scommessa, la maggior parte delle coccinelle su quelle povere piante di cavolo. Lo feci, irrigai il tutto e mi ripromisi di ritornare a vedere dopo due giorni. Nessuno, forse, mi può credere, ma le piante di cavolo erano quasi completamente guarite e subito controllai quelle di piselli alle quali avevo tolto le sentinelle anti-parassita. Ma con mio grande stupore mi accorsi che le coccinelle erano anche lì come se si fossero moltiplicate. Non mi domandate il perché. Non lo sò, ma vi assicuro che era così. Mi vennero in mente due considerazioni. La prima di aver imparato, da autodidatta, una tecnica di bio-agricoltura che dovrò, comunque, verificare in futuro. La seconda, e per me la più importante, che effettivamente quelle bellissime bestiole portavano davvero fortuna. Perché nei tempi in cui io ero ragazzo l'avere nell'orto degli alleati di simil fatta era una grossa fortuna di per sé. Anche perché allora bastava questa qualità per acquisire tanta e tanta considerazione. Tutte le altre sue sorelle, alcune in porcellana, come quella che ho sulla scrivania, o altre ancora molto più preziose che si vedono nelle vetrine dei gioiellieri, non fanno altro che aumentare la meritata fama di quelle vere.
Perché tutti sanno che:
"la coccinella è legata, nell' antichità, ad una dea della bellezza e dell' amore. Le sue elitre rosse (colore che già di per se porta fortuna) sono segnate da diversi puntini.
Se una coccinella si posa su una mano assicura fortuna per un numero di mesi pari al numero dei puntini e predice che a breve incasseremo dei soldi. La fortuna è maggiore se l' insetto si posa il tempo necessario per contare fino a 22. Tutto questo, chiaramente, a patto che non gli si faccia del male" .
Eppoi, come si è visto sopra, porta tanta e tanta salute anche alle piante dell'orto. Basta guardare anche qui se qualcuno vuole verifiche. E a questo punto mi domando se tutta la sua fama dipenda solo da questo. O anche dal bell'aspetto. Me l' hanno suggerito due suoi compari meno fortunati e un pò gelosi: una lucertola campestre ed un vecchio rospo che si riparava dal caldo sotto una siepe di ramerino. Mi hanno guardato quasi con compassione, quasi volessero dirmi che il proprio destino non si cambia, quasi a volermi suggerire: "eppure dovresti saperlo anche tu per tua diretta esperienza. Noi facciamo da sempre lo stesso lavoro, a volte anche molto più pesante, ma il nostro destino non si cambia. Tanto lavoro oscuro ed appena proviamo a metterci in mostra, succede il pandemonio. Vai a capirla fino in fondo la..........Natura! E, se permetti, anche e soprattutto la Gente!
Honest Maverick Productions
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Quando seminare i fagioli ce lo dicono le coccinelle! (clicca sotto)
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