Da noi tutto é vissuto sottotono. Diciamo con "nonchalance". Per tutti tranne che per i soliti "eletti". L'emblema del nostro territorio e del nostro tempo? Non saprei. E, inaspettatamente, mi viene in mente un albero selvatico di mele cotogne. Visto a malapena tra mille altre piante da frutto. Le altre che presentavano un alea di nobiltà nonostante che fossero anni che nessuno le curava, le accudiva, le potava e che avevano, comunque, una loro precisa collocazione sia botanica che estetica. Erano nobili piante di ciliegio, qualche bel susino che aveva mantenuto una certa dignità, qualche albicocco e una decina di belle piante di alloro selvatico. La nobiltà e la povertà. La superbia e la semplicità. Il mettersi in mostra e vivere nell'ombra. L'ostantazione di virtù ed il mantenersi in disparte perchè privi di virtù. Poi alzi gli occhi e guardi meglio. Quell'alberello tutto verde aveva una decina di mele acerbe e pelose che si intrevadevano tra le foglie di quella semplice pianta che sembravano non presentare alcuna qualità. Almeno a chi non le conosceva sin dall'infanzia come me. Un frutto davvero modesto, ma pregiato. Erano quei frutti che i nostri "vecchi" mettevano sopra i comò di allora, di legno massello con un grande specchio, nelle antiche camere, modeste ma essenziali, come sarebbero semplici ed essenziali le vere esigenze di vita di noi umani. E la ragione di quell'utilizzo delle mele "pelose" era che quei frutti, sempre verdi ed acerbi, emanavano nell'aria un'essenza di leggera e stupenda fragranza. Che era bello odorare in ogni momento del giorno e che non ti veniva mai a noia neppure di notte. Ho staccato una dozzina di quelle mele ancora acerbe per farle maturare a casa, ricordandomi una delle tradizioni della vecchia casa della mia famiglia di origine ed ho risentito quel profumo davvero inebriante. Ma la parola inebriante non dice la verità. Il profumo non è pungente ma emana nell'aria un odore di buono, qualcosa che a me ricorda l'odore di madia dove veniva conservato il pane fatto in casa. E poi c'era un altro utilizzo di questi frutti "pelosi". La marmellata di mele cotogne. Quella che faceva la mamma e che ripeteva con poche varianti la nonna Palmira. In tempi dove il frigorifero non esisteva neppure come parola ed in cui le cose da mangiare venivano conservate fuori finestra, la marmellata di mele cotogne era una specialità alla stregua, e forse di più, dei freschi funghi porcini, delle castagne di grande qualità, delle pupole colte fresche nel campo la mattina e cotte lo stesso giorno in padella con un pò di farina. Ma vedo che anche oggi , e forse più di ieri, rimane una grande specialità. Per vedere meglio basta cliccare sopraquesto rigo.
Una specialità di altri tempi che mantiene anche oggi un'aria di elite. Come tutto quanto quello che riguarda il melo cotogno. Mi ricordo sempre il mi' babbo che, un giorno, entrando in casa, disse: " sta seccando il melo cotogno". Nella nostra semplicità di allora diventavamo tristi quando qualche animale domestico come il gatto, ma anche la coniglia con i piccoli ed il maiale di cinta che era quasi uno di casa perchè ci salutava a modo suo tutte le mattine, avevano dei problemi di salute, ma quasi mai per le specie vegetali. Salvo eccezioni ed il vecchio melo cotogno era una grossa eccezione. Perchè era come lo stemma di famiglia. Ce l'aveva trovato il mi babbo e forse anche mio nonno. Ed era diventato un emblema. Perchè era semplice. Direi Essenziale. Come appunto l'essenza che produceva. E come eravamo noi. Poi, anche lui, si è nobilitato nel tempo al punto tale che se mettiamo nel motore di ricerca la parola mela cotogna, ti vengono fuori mille ricette di alta cucina. Ad esempio lòa mostarda mantovana, la Senape di Dijone e mille altri varianti.
Ma non sarà mica che il melo cotogno si è messo la cravatta? Oppure lui è sempre uguale, nascosto tra le altre piante da frutto con solo un piccolo spiraglio, ed è cambiato il mondo attorno a lui? Un mondo dove spuntano parole nuove, nuove professioni e nuove attività. Ad esempio una cosa fondamentale ai nostri giorni. La chiamano in mille modi. Communication, marketing, Knowledge stategies, etc. A me piace chiamarla come si chiamava al tempo delle mele cotogne. Pubblicità. Allora un vero spettacolo. Tanto che il povero Camillo, nella sala della TV pubblica, esclamò, dopo un intervallo con le pecorelle e prima di un Carosello:"Ora guardo questa pubblicità e poi vado a letto". Era grande quel Tempo .........un tempo fatto di semplice cose. Un tempo di Mele Cotogne!
Ps: ci risentiamo tra un pò di tempo. Per troppi impegni, per tanta stanchezza, e per tanti altri motivi che un giorno forse spiegherò. Comunque a presto. Per quanto mi riguarda prima possibile.
Honest Maverick productions!
Enjoy:
Ps: ci risentiamo tra un pò di tempo. Per troppi impegni, per tanta stanchezza, e per tanti altri motivi che un giorno forse spiegherò. Comunque a presto. Per quanto mi riguarda prima possibile.
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