A mio parere non è impossibile essere un pò più genuini nella vita, ma c'è un grande rischio. Scoprirci per quello che siamo veramente può essere pericoloso, perchè si perde la maggior parte delle nostre difese. Ma già mi sento dire: "parla per te! Perchè io sono me stesso/a tutto il giorno, dalla mattina alla sera". Ed allora io mi rinchiudo in una forte "introspezione" perchè la percentuale del tempo in cui io sono veramente me stesso, durante l'arco della giornata, è relativamente bassa, un pò superiore al 50%, ma non di molto. Ed anche ora che ho meno occasioni di contatti sociali, figuriamoci in passato. Ed allora mi arrovello domandandomi come faranno gli altri ad essere sempre se stessi, in tutte le circostanze del giorno ed in tutte le occasioni, anche quelle impreviste ed imprevedibili. Ma in questo tempo di incertezza, non mi sento di esprimere ulteriori pareri e mi fermo qui, rifugiandomi nel lato B della follia: la solitudine che permette di meditare con calma e di guardarci dentro. E pensare a dove andranno a finire tutte quelle "pellicole" della vita create da noi stessi con le nostre azioni ed i nostri Luoghi ed i Territori in cui viviamo. E sopratttutto a cosa serviranno? Questo lo sò: aad abituarmi ad esser Forte, ad essere Solo....... ad essere ....Forte da Solo. E tutto questo per proseguire sulla Via..... ancora un pò.
Honest Maverick productions
L’elogio della follia (Erasmo da Rotterdam)
“- Dove va a parare? – dirà
qualcuno. Sentite dove portiamo il discorso. Se uno cercasse di togliere
le maschere agli attori che recitano sulla scena e di mostrare agli
spettatori il loro aspetto vero e naturale, non rovinerebbe l’intero
dramma e non meriterebbe, secondo gli altri, che tutti lo cacciassero
dal teatro a sassate come un pazzo furioso? Improvvisamente le cose
assumerebbero un altro volto, chi prima era donna adesso è un uomo, chi
prima era giovane subito dopo è vecchio…sopprimere l’inganno, però,
significa scompigliare tutto quanto il dramma. È proprio la finzione, il
trucco che cattura l’attenzione degli spettatori. L’intera vita dei
mortali, poi, cos’altro è se non un dramma in cui diversi attori si
fanno avanti con maschere diverse e recitano ognuno la sua parte, finché
il regista non li fa uscire di scena? Spesso però fa uscire la stessa
persona truccata diversamente, sicché chi aveva fatto prima il re
vestito di porpora ora rappresenta il servo straccione. Tutto finto,
certo, ma questo dramma non si può rappresentare altrimenti”
(Erasmo da Rotterdam, “L’elogio della follia”)
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