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sabato 15 luglio 2017

Dovremmo fermarci ancora!


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Prendo spunto da un post su Facebook di un mio carissimo amico che mette in risalto tutte le più belle caratteristiche di un rapporto eterno tra la gente semplice, la gente di campagna e le realizzazioni simboliche frutto della loro volontà. Quello che tutti chiamano i tabernacoli e che, da noi, si chiamano i "Madonnini". Depositari di speranze, invocazioni, suppliche e preghiere e di un rapporto di "amicizia e di stima secolari" che vanno oltre il tempo.



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La prima cosa per essere bambini e adulti felici? Lo stupore nel cercare di vedere sempre il bello delle cose anche in quelle che hai sempre visto fin dalla nascita. Lo stupore e la meraviglia davanti alle piccole cose sono sentimenti preziosi che  diventano sempre più rari. Occorre preservarli e riproporli. Anzi bisogna svilupparli. Alle grandi cose pensano in molti. Alle piccole, ma ugualmente preziose, pensa solo chi riesce a mantenere lo stupore (anonimo dal Web). 
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Da noi si chiamano "Madonnini" perché contengono, quasi sempre, l'immagine della Madonna e ci hanno sempre messo d'accordo davvero tutti. I religiosi e i profani , gli scettici e gli agnostici del luogo, perchè il Madonnino  era un punto fermo. Un luogo che, oltre che incutere rispetto e  timore, era un caposaldo del paese. " Ci troviamo domani mattina alle 6 al Madonnino" era  una frase classica che si sentiva molte volte, al tramonto, tra due braccianti che si davano appuntamento per l'indomani  per andare a zappare o a tagliare il bosco. Anche per noi ragazzi era un punto di riferimento: ci ritroviamo con la bicicletta al Madonnino della Chiesa o di Trecciano  per andare a fare un giro. Ma era, anche e soprattutto, un luogo "sacro" dove i fiori freschi, anche se di stagione, anche se poveri, non mancavano mai. Un luogo dove sapevamo che molti dei nostri "vecchi" si erano accostati per raccomandarsi  nei momenti disperati della guerra ed anche nei momenti sempre molto disperati delle malattie. Un baluardo che sapeva i segreti di tutta una Comunità. E dove si riponevano speranze, si facevano preghiere  ed  anche "Voti" per chiedere "Grazie" per cose molto importanti. Ma, poiché si viveva in una Comunità agreste, i Madonnini erano anche  il punto di raccolta delle preghiere propiziatorie, ( assieme alle Rogazioni che si facevano tutti gli anni e che sono nei miei ricordi indelebili dell'infanzia), per un buon raccolto, una buona stagione, una pioggia abbondante quando occorreva, cioè di una campagna florida e generosa. Erano la succursale della Provvidenza e della Buona Natura. Ed anche quando avevi bisogno di un passaggio la mamma ti diceva:"mettiti al Madonnino e vedrai che qualcuno che ti porta lo trovi di sicuro". E la cosa aveva, in un modo o nell'altro,  sempre successo. Ed allora credo proprio che nella nostra situazione di oggi, di grande siccità, di terreni arsi e crepati e di piante  che muoiono di sete, o di improvvise quasi "alluvioni", l'unica soluzione sia di rispolverare le nostre antiche usanze. Il Madonnino è sempre lì, sempre uguale da secoli. L'unica cosa che è cambiata siamo noi. Forse ora dovremmo fare l'unica cosa sensata in questa situazione: fermarsi di nuovo e stare lì fermi per parecchio tempo:tutto il tempo necessario cercando di recuperare anche  una piccola parte di quello perso negli ultimi lustri. 
Non solo arriverà la buona stagione per la campagna e le coltivazioni ma,forse,anche quell'atmosfera abbastanza gioiosa, e comunque serena e, a volte, di buonumore che spesso cerchiamo, invano, di ritrovare.
H.M.

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