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venerdì 5 marzo 2010

Mille ricordi di donne:di tutti i giorni, di oggi e di un tempo svanito.

Nell'attesa della festa della donna, una delle più belle feste dell'anno, mi vengono in mente le donne del passato, di quando ero ragazzo, che erano un pò eroine: andavano a prendere l'acqua alla fontanella pubblica, curavano l'orto e gli animali domestici e non avevano le previsioni del tempo, ma la sera prima e la mattina presto facvano le previsioni il meteo guardando il cielo dalla finestra. L'oro mattutino erano le uova che le galline avevano fatto durante la notte perchè con quelle si faceva la pasta, la frittata e mille altre cose.Era uno scandire di momenti della giornata in sintonia con la natura. Una vita a volte dura, faticosa, ma che ti rendeva orgogliosi di poter tirare avanti. Poi c'erano le donne "professioniste" di allora: la maestra che preparava il latte ai ragazzi ed accendeva la stufa, le cose di allora che facevano la differenza tra la felicità e la tristezza; la sarta con il laboratorio in cucina che mi è rimasto impresso fino ad ora: pezzi di stoffa sulla tavola,alcuni tagliati strani con la sagoma della manica, il gessetto più delicato di quello che utilizzavamo a scuola, e tanti filofort di tutti i colori. Se ne avessi potuto "fregare" qualcuno, magari giallo o rosso, quanti giochi ci avrei potuto fare. Se non altro il cellulare di allora: due barattoli vuoti di gelato con un filo molto lungo che li univa e poi facevano finta di telefonarci tra ragazzi. Tante volte si sentiva qualcosa, qualche fruscio, qualche altra facevamo finta di sentirci lo stesso. E poi c'era mia zia che faceva l'ostetrica, quella vera, quella di campagna che, da sola, o con l'aiuto di qualche massaia, faceva le veci di una moderna sala parto. In onore della Festa della Donna, e di quell'eroina del sistema sanitario di allora che fece nascere me e mille altri, senza scomodare troppa gente e lo faceva con naturalezza e gioia, com'è ,del resto, l'atto che si accingeva a compiere, voglio riportare un mio pensiero, molto semplice, ma che mi è venuto proprio dal cuore. E non potrebbe essere altrimenti.
L’Ostetrica.

Venivano a prenderla degli uomini trafelati con la vespa; lei prendeva in fretta una borsetta di pelle e si metteva dietro nel sedile messa per traverso e partivano, quasi sempre prima del tramonto.

Fin da piccolo mi ero sempre domandato cosa andava a fare mia zia, sempre ricercata da tutti quegli uomini che avevano fretta.

Mi dicevano che andava ad aspettare la cicogna, ma questa cosa non mi era mai tornata molto.

Perché proprio lei e sempre lei doveva andare ad accoglierla quella benedetta cicogna che non si era mai vista e che sempre veniva sempre messa in mezzo.

Poi capii, che mi aveva fatto nascere. E come me aveva fatto nascere intere generazioni.

Forse curava l’atto più significativo del mondo; lo faceva in un modo modesto, con quelle poche cose che aveva. Aveva un enorme responsabilità e la svolgeva con quella semplicità e modestia dei grandi. Quasi sempre da sola, svolgeva un compito che oggi viene svolto in reparti attrezzati, con mille attenzioni.

Lei ritornava da quei poderi lontani, a bordo di quei motorini, stanca ed infreddolita.

Un’altra cicogna era stata accontentata. (Tratto da Anchaiano, la Porta di Jano- still unpublished-copyrights- reserved) .
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No further words.
Buona Domenica, Buon Fine Settimana e Buona Festa della Donna.

Arrivederci a lunedì...... sul tardi.

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giovedì 4 marzo 2010

A volte mi ritrovo con Erasmo.


"Tutta la vita umana non è se non una commedia, in cui ognuno recita con una maschera diversa, e continua nella parte, finché il gran direttore di scena gli fa lasciare il palcoscenico".
Quanto più un uomo invecchia, tanto più si riavvicina alla fanciullezza, finché lascia questo mondo in tutto come un bambino al di là del tedio della vita e al di là del senso della morte.
Tanto è necessario che ciascuno si raccomandi da sé, magari con un po' di adulazione, prima di potersi raccomandare ad altri".(Erasmo da Rotterdam).

E' specialmente l'ultima citazione che ho cercato sempre di seguire. Anche se ha costato tanta fatica supplementare.A volte è stato il sogno, l'aspirazione di migliorarsi oltre le proprie forze che ti hanno fatto andare incontro alla lucida follia.Fare le scuole superiori con un unico paio di pantaloni di velluto, al massimo due, divertirsi con poco, rinunciare a ghiotte occasioni di ogni tipo, anche sentimentali, che, in quel momento, potevano ostacolare il raggiungimento di quel "miraggio" del diploma, in un mondo dove si andava avanti a forza di vendere conigli e vendere funghi porcini.Ed allora si doveva far molto affidamento alla lucida follia che, tra l'altro, fà apprezzare la vita e che dice :
".........Tanto per cominciare, chi non sa che la prima età dell'uomo è per tutti di gran lunga la più lieta e gradevole? ma che cosa hanno i bambini per indurci a baciarli, ad abbracciarli, a vezzegiarli tanto, sì che persino il nemico presta loro soccorso? Che cosa se non la grazia che viene dalla mancanza di senno, quella grazia che provvida natura si industria d'infondere nei neonati perchè con una sorta di piacevole compenso possano addolcire le fatiche di chi li alleva e conciliarsi la simpatia di chi dove proteggerli? E l'adolescenza che segue l'infanzia quanto piace a tutti, quale sincero trasporto suscita, quali amorevoli cure riceve, con quanta bontà tutti le tendono la mano! Ma dove, di grazia, questa benevolenza per la gioventù, di dove se non da me? Mentirei, tuttavia, se non ammettessi che, appena sono un pò cresciuti e, con l'esperienza e l'educazione, cominciano ad acquistare una certa maturità, subito sfiorisce la loro bellezza, s'illanguidisce la loro ilarità, s'inaridisce la loro attrattiva, vien meno il loro vigore.Tanto più si allontanano da me, tanto meno vivono, finchè non sopraggiunge la gravosa vecchiaia, odiosa non solo agli altri ma anche a se stessa. Nessuno dei mortali riuscirebbe a sopportarla se, ancora una volta, impietosita da tanto soffrire non venissi in aiuto io e, a quel modo che gli Dei della fiaba di solito soccorrono con qualche metamorfosi chi è sul punto di perire, anch'io, per quanto è possibile non riportassi all'infanzia quanti sono prossimi alla tomba, onde il volgo, non senza fondamento, usa chiamarli rimbambiti......Se poi qualcuno vuol sapere come opero questa trasformazione, neppure su questo farò misteri.Conduco i vecchi alla fonte della mia Ninfa..... che sgorga nelle isole Fortunate........... Lì , bevute a grandi sorsi le acque dell'oblio, un poco alla volta, dissipati gli affanni, torneranno bambini......." ( da "Elogio della Follia" Erasmo da Rotterdam).

Ed il cerchio si chiude: nasciamo "bambini" e ritorniamo "bambini". Ma gli ultimi bambini sono più brutti esteriormente e vengono un pò abbandonati e poco considerati. Forse sarà anche perchè la Follia, nel loro caso, non è supportata dalla forza.Forse dovremmo ascoltarli di più in tutte le occasioni, anche in quelle di crisi sia di tipo economico che sociale e morale. Perchè, molte volte, è la morale che genera la situazione sociale e quest 'ultima, forse, ha anche influenza sull'economia. Specialmente se la lucida follia è in un periodo di crisi anche lei. Perchè senza follia,spesso, manca anche la fantasia.

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martedì 2 marzo 2010

Rischiare: cosa? Il tran tran di tutti i giorni!


Ridere, è rischiare di apparire matti...
Piangere, è rischiare di apparire sentimentali...
Tendere la mano, significa rischiare di impegnarsi...
Mostrare i sentimenti, è rischiare di esporsi...
Far conoscere le proprie idee ed i propri sogni, è rischiare di essere respinti...
Amare, è rischiare di non essere contraccambiati...
Vivere, è rischiare di morire...
Sperare, è rischiare di disperare...
Tentare, è rischiare di fallire...
Ma noi dobbiamo correre il rischio!
Il più grande pericolo nella vita è quello di non rischiare.
Colui che non rischia niente...non fa niente...non ha niente...non è niente!

Rudyard Kipling
« In considerazione del potere dell'osservazione, dell'originalità dell'immaginazione, la forza delle idee ed il notevole talento per la narrazione che caratterizzano le creazioni di questo autore famoso nel mondo » (Motivazione premio Nobel)

Kipling aveva proprio capito il dramma dell'uomo moderno. Se si comporta come i canoni della società lo vorrebbero, al riparo da critiche, diventa una manichino bello a vedersi, ma scialbo come la zuppa di pane senza sale e senza olio. Nella vita di tutti i giorni, nel posto di lavoro, nelle riunioni che contano ed in quelle piene solo di formalità bisogna far finta di esser seri, non ridere mai, non esporre troppo i propri sentimenti, non impegnarsi troppo, non mostrare troppe emozioni. Poi nella vita comune c'è il rischio dell'amore perchè si rischia di prendere fregature. Anche sperare è molto rischioso e questo lo so bene per esperienza: si prendono tanti colpi in faccia. Ma se non si spera, mancano le forze per andare avanti il giorno dopo.Tentare, nel nostro mondo di oggi, è molto più difficile ma soprattutto rischioso: c'è da non rialzarsi più. E questo provoca forse la grande apatia dei nostri tempi. Ma senza rischiare niente, non si corre neppure il rischio di fallire. Ma allora si vive contro natura, perchè da quando si nasce, la nostra vita è tutta un rischio: non fosse altro quello di morire.
E concordo anche su un'ultima cosa: il più grande pericolo della vita è di non fare nulla e criticare gli altri. Fare questo, oltre ad essere socialmente dannoso, contribuisce a rendere la vita insipida per sè e per gli altri, con poche idee e dà la laurea ad honorem solo al tran tran di tutti i giorni.
Ad majora,Señoras y señores.


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Quanto è difficile capire i quanti!

"Ogni sera, in un bar, un fisico teorico si siede al bancone e ordina due gelati, uno per sé e uno per il posto che custodisce, vuoto, accanto al suo. Un bel giorno il barista, incuriosito, lo interpella in merito. «Ordino due gelati», risponde il fisico, «perché secondo la teoria dei quanti è possibile che le molecole d'aria sopra lo sgabello spontaneamente si aggreghino e si trasformino in una bellissima donna, che vedendo il dolce che le ho offerto, si innamori della mia gentilezza e voglia fare sesso con me.» «Ma il bar è pieno di bellissime donne», ribatte il barista. «Non pensa che sarebbe più facile offrire a una di loro il gelato, in modo che si innamori della sua gentilezza e voglia fare sesso con lei?» E il fisico: «Si figuri... quante sono le probabilità che questo accada?».

Albert Einstein ci insegna che “I want to know what the God's thoughts .... the rest are datalis” cioè, cerchiamo di capire il pensiero divino che ne è alla base, i conti matematici e le modelizzazioni a C-N dimensioni cartesiane lasciatele a noi fisici!
Chi ne volesse saperne in modo approfondito può cliccare qui.

A noi ci interessano, da poveri maverick di campagna, le prime due citazioni. Che rapporto esiste tra sogno, desiderio e volontà? A volte ci piacerebbe parlare con una bella donna ed anche con una che è simpatica. Perchè a volte anche la simpatia e l'intelligenza sono più importanti della bellezza. E pensare che tutte queste virtù sembra che dipendano da molecole d'aria e d'energia che si compongono in maniere diverse.
Il giorno che hanno formato me, devono essere state in un giorno di scarsa forma, ma questo è un dettaglio.E poi c'è il pensiero approfondito del grande Albert che è molto più complesso e difficile a capire.
Non per niente l'ha detto Einstein. Credo che avesse voluto significare quello che tante volte viene spontaneo di pensare ma poi , a me, fà l'effetto della birra: un pochino la bevo ma poi passo ad altro.
In quale contesto viviamo se sopra a noi c'è una "costruzione" che difificilmente riusciamo a comprendere, formata da un equilibrio di forze di gravità tra pianeti e satelliti, che dipendono da una stella che brucia in continuazione e dalla quale dipendiamo in tutte le sue forme. E tutto questo meccanismo non è che un piccolo granello infinitesimale di un sistema infinito, dove tutto viene misurato in anni luce, che a me personalmente mi fa persino paura a immaginare.Ma "I want to know what the God's thoughts" anche per non restare troppo ancorato alle beghe di tutti i giorni, alle polemiche, alle piccinerie, alle presunte ingiustizie fatte da gente come me che sono piccoli anelli di molecole d'aria, liberamente composte da una legge affascinante e difficile da capire. Più che altro è difficile capire quanto e come i quanti fanno comporre le molecole e per ordine di chi.
Quanto è difficile capire i quanti! E quali e "quanti" concetti dobbiamo ancora capire, per vivere senza ansia e molto più serenamente.
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