Non ci ero arrivato da solo, ma annusando un fiore gradevole mi sentivo un pò corraborare e respiravo più intensamente.
Eppure non avrei mai pensato che annusando una semlice margherita, una rosa del prato od anche uno di quei fiori gialli selvatici avrebbe provocato un effetto placebo come invece pare che sia e come sotto riportato.
E poichè serve a lenire anche lo stress corro subito nel prato.
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Arriva una conferma scientifica, per ora solo nei topi, del ruolo «terapeutico» delle fragranze floreali. Che annusare una fragranza floreale potesse essere piacevole, e magari anche rilassante, lo si sapeva già. Ma ora dal Giappone arriva anche una prova scientifica sull’effetto benefico sull’organismo delle fragranze floreali. Secondo uno studio da poco apparso sulla rivista Journal of argicoltural and food chemisty, l’inalazione di alcuni aromi può effettivamente incidere sull’attività dei geni e sulle cellule del sangue riducendo in modo significativo i livelli di stress, anche se per ora la ricerca è stata condotta solo sui topi e quindi da considerare ancora con una certa cautela. ODORI BENEFICI – «È’ empiricamente noto fin dai tempi antichi – si legge nell’introduzione all’articolo – che alcune fragranze hanno effetti psico-fisiologici sedativi, stimolanti, calmanti, antinfiammatori anti-convulsivi; l’odore del limone, per esempio, ha un effetto antidepressivo, mentre la valeriana induce il sonno».
Mossi da questo presupposto, Akio Nakamura e i suoi collaboratori hanno sottoposto alcuni ratti a situazioni di stress e verificato su di essi l’impatto dell’inalazione di linalool, un agente chimico responsabile di una fragranza presente in vari tipi di fiori come il the l’arancio, l’uva, il mango, il limone o la lavanda. Risultato: il linalool, comunemente impiegato in prodotti commerciali ha svolto un’azione repressiva su alcuni cambiamenti nelle cellule del sangue e nell’espressione dei geni che sono attribuibili allo stress. DAI TOPI AGLI UOMINI – In particolare, la sostanza avrebbe significativamente ridotto determinate mutazioni in 109 geni delle cavie sottoposte all’esperimento. Secondo i ricercatori, poi, il fatto che l’effetto della fragranza sia misurabile attraverso l’analisi del sangue potrebbe aprire a futuri test sull’uomo. fonte corriere.it
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