"Conosco molto buonisti e pochi buoni. La differenza è: il buonismo è un atteggiamento, la bontà è qualcosa di spontaneo e silenzioso. Il buono fa per istinto, il buonista fa per cultura o per atavico senso di colpa o per quieto vivere o per somigliare all'immagine più edificante di se stesso. Il buono a volte sbaglia, il buonista no. Il buonista è conciliante, non necessariamente generoso."
Ed io aggiungo: il buonista lavora per sè stesso, il buono per gli altri. Il buonista vuole apparire buono e giusto ma, sotto sotto, vuole crearsi una propria immagine per il sociale per apparire agli altri buono, ma non gli interessa mai degli esclusi dei quali dice solo del male e quindi intende aumentare la propria considerazione a scapito degli altri. E sono insopportabili quei buonisti che lavorano per qualche associazione onlus o ricreativa. Pensano di fare del bene e che gli altri lo debbano sapere ma poi dicono pessime cose di chi non partecipa o non ha potuto partecipare a quella organizzazione ed anche, di chi partecipa, ma non fà loro il "servo". Loro amano la teoria "o con me o contro di me". E non si domandano mai delle ragioni degli altri.
"Il punto nuovo, semmai, è che in un sistema in cui non ci fossero persone o situazioni finte non ci sarebbe bisogno di buonismi. Ci sarebbero deboli, oppressi, sfortunati, certo, ma ci sarebbero i buoni a difenderli e a prendersene cura. Invece nel nostro sistema ci sono i furbi che si travestono da poveri, da oppressi e da sfortunati, ed ecco che per magia spuntano i buonisti - altrettanto travestiti - a difenderli...... E il buono sbaglia, ricordiamocelo, infatti a volte regala metà del proprio regno a gente che magari nemmeno ne ha veramente bisogno. Il buonista, invece, in questa situazione non ha sbagliato nulla. Ma nulla. Quindi ecco come si individua il buonista: è quello che non ci perde mai niente, quello che non è mai in passivo, specie con la sua coscienza. Quello che dona attingendo a risorse che non paiono poter mai diminuire".Tanto il buonista di suo non ci mette mai nulla."
L'altro giorno una autombulanza non passava da una strada stretta che qualcuno, per qualche ragione, non aveva dato il permesso di allargare. il buono di domandava il motivo di quel rifiuto. Il buonista cominciò a sbraitare contro quel tizio che non aveva dato il permesso, facendo finta di non sapere che anche dove sta lui il panettiere deve fare retromarcia perchè nessuno ha lasciato un piccolo spazio comune per girare. Ma il buonista sbraitava per sè stesso. In una associazione onlus si trattava male un interlocutore al telefono perchè aveva fatto una richiesta "esosa". L'importante però è di far apparire agli altri che lui è molto attaccato a quella organizzazione, società, azienda. Ma più che altro il buonista è attaccato a sè stesso.
A me i buonisti non piacciono e quindi appaio sempre, come minimo, un debosciato, inu s...zo. Ma forse è meglio apparire cattivo, egoista, uno che non serve il sociale, ma cercare di farlo in qualche modo, invece di lavorare per il sociale intendendolo riferito sè stessi ed a una ristretta cerchia di persone. Quello, se mi permettete, non è sociale ma assomiglia di più ad una società per azioni non quotata con il seguente oggetto sociale: buonismo e perbenismo.
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