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mercoledì 11 novembre 2009

Lo splendido isolamento


Sono con la mente confusa ed oggi non volevo fare i post. Provo un senso di insoddisfazione profonda per come sta andando avanti il tran- tran di tutti i giorni e sento una profonda solitudine anche se i contatti non mancano tutti i giorni.Mi guardo intorno per vedere se gli altri sono meno soli ma mi accorgo che lo sono anche loro. Tutti nel loro splendido isolamento e tutti ci crediamo più importanti degli altri. Poi scavi, sotto sotto, e ti accorgi che siamo tutti uguali; tutti spavaldi quando le cose vanno bene, tutti mogi quando non girano per il verso giusto. Tutti pensano di aver svolto o di svolgere una funzione importante, utile per la società, di essere più utili e bravi degli altri. Ed invece poi ci accorgiamo che siamo solo piccole formiche, un pò sbandate quà e là. Che andiamo a fare le passeggiate per la strada perchè la strada è di tutti e forse potremmo fare qualche incontro, od affolliamo le botteghe, il bar, la farmacia, il negozio di alimentari,la mesticheria per vedere se c'è qualcosa di nuovo. No, non c'è niente di nuovo. Possiamo tornare al nostro splendido isolamento. .....Ed alla fine non si piange neanche più, come dice Vasco. E quando sono lì vorrei essere qui, ma per ripartire subito per un altro posto ed un' altra occasione che ci sembra di aver perso. Così affolliamo i ristoranti non per mangiare ma per trovare qualcuno, andiamo al cinema per la stessa cosa, facciamo gli happy hour per salutare noi stessi. Ed avremmo voglia di parlare, di telefonare a qualcuno che mi resta simpatico, ma non ne abbiamo il coraggio e magari l'altro fa lo stesso ragionamento.
Ed allora, forse, converrebbe prendere la vita in un senso completamente diverso, ma non è possibile: c'è solo quello splendido isolamento, anche quando siamo in tanti. Ed abbiamo contrabbandato anche il passato con un esca che ci aspetta e che ci sembra a portata di mano, fatta di: successo, suv, il vestito della vetrina e tanta ignoranza. No......signori non si può spingere solo l'acceleratore.Sono il solo a pensarlo?. No ci sono anche alcuni più giovani:

"In tempi come i nostri di crisi economica, di degrado ambientale e di mutazione antropologica del “paesaggio umano”, il libro di Simona Vinci che vi proponiamo è un pugno nello stomaco che ci aiuta ad affrontare le nuove realtà. C’è una frase molto illuminante: “Nessuno si vergogna più di essere ignorante, maleducato, cattivo, di essere mediocre, stupido, di essere crudele, incapace di pietà. Nessuna di queste cose fa vergognare. Solo essere poveri. La povertà è la cosa peggiore che possa capitarti”. L’unico metro per misurare un essere umano sono i suoi soldi, da quelli consegue tutto il resto. Come la storia che la Vinci racconta in questo bellissimo romanzo.

C’è una donna che corre lungo la Strada Provinciale 3 che collega Modena a Ravenna. Sola, con un zainetto sulle spalle, calpesta “l’asfalto crepato e ruvido, pieno di mozziconi di sigarette preservativi, piume d’uccello, chiodi, bulloni”; ai bordi della strada, le fabbriche e i camion che sfrecciano feroci. Una donna che fugge e che, dentro di sé, deve trovare ragione della sua fuga. Il fuori di sé è altrettanta malattia. Gas, immondizia, macchine, TIR. Luoghi inquinati. Un paesaggio scompaginato e desolante dove Vera, la protagonista, incontra altrettanta gente ‘inquinata’, ammalata di spavento e di solitudine, di indifferenza. L’anziano Mario, in pensione, che aggiusta vecchie radio, la donna al semaforo che attende le monete, il camionista ucraino Dimà, unico sopravvissuto a un incendio familiare voluto dalla madre, nel quale sono morte le sue sorelle. I tre personaggi si ritroveranno insieme nella casa del vecchio Mario, uniti, pur nella diversità, da un destino comune: sono persone sconfitte, povere, sole, sono i nuovi “ vinti” di una società che non ha tempo, né voglia, di badare a chi non è dentro il gioco del successo e del denaro....... " Strada Provinciale Tre di Simona Vinci, Einaudi, 2007."


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