Il muro fu abbattuto il 9 novembre 1989 e per la nostra generazione vissuta negli anni della guerra fredda, con la crisi di Cuba ed i tentativi di fuga all'Ovest che avevamo visto persino nella vecchia televisione phonola in bianco e nero, mentre la bottegaia passava a vendere le caramelle, stava finendo un'epoca che avevamo trovato così fin dalla nascita. Un'epoca dove le contrapposizioni sembravano molto più accentuate, ma forse solo apparentemente, almeno nei paesi e nelle piccole comunità. Sì c'erano quelli che amavano l'idea di un'economia collettiva e quelli che pensavano al modello occidentale, ma tutti dovevano darsi da fare per tirare avanti ed alla fine della sera c'era comunque anche tanta solidarietà, con qualche discussione serale più o meno accesa, ma poi prevaleva il senso dell'appartenenza e del comune tirare avanti. Era un mondo forse con contrapposizioni meno accentuate di quelle rappresentate nei film di Don Camillo e Peppone, e poi c'era il centro di lettura, il circolo e la cooperativa creati con il sacrificio di tutti. E vedevamo che poi, in fin dei conti, piano piano, i muri si sarebbero per forza abbattuti perché nelle piccole comunità non c'erano quasi più. Poi si sono abbattuti i muri ma forse abbiamo perso il senso di appartenenza e tante altre qualità che c'erano allora: la semplicità, la solidarietà, l'umiltà, la capacità di perdonare, la mancanza di prevaricazione e si sono alzati molti altri muri non fisici che, a volte, non ci fanno molto comunicare tra di noi. E poichè i vecchi steccati che hanno costretto il mondo a doversi liberare dall'oppressione e dalla mancanza di libertà sono stati abbattuti da vent'anni, occorrerebbe anche pensare a un mondo con più umanità e solidarietà dove non ci siano neppure prevaricazioni nè privilegi per alcuni, non spesso dovuti al merito, e scarse opportunità per altri. E forse dovremmo pensare ad abbattere anche questi tipi di steccati, visto che gli altri sono stati già distrutti ormai da molti anni.
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