Il tempo si sta preparando al Natale ed alla TV si vede l'Europa sotto una coltre di neve e gelo. La Tour Eiffel sembra un albero di Natale gigantesco nel mezzo di un atmosfera gelida. Anche a Copenaghen, dove si discute sul riscaldamento del pianeta, per la legge del contrappasso, è una distesa di neve e ghiaccio e sembra che la neve, secondo le previsioni, arrivi anche da noi a bassa quota. Quindi anche da noi si prospetta, almeno nelle previsioni, un Natale secondo la tradizione, con la neve ed il freddo quello sano, quello che ci vuole in questa stagione. Proprio in questo momento la TV dice che il Natale si prospetta secondo la tradizione, senza gli eccessi di alcuni anni fà. Ed allora mi viene in mente il Natale di quando eravamo ragazzi, con tanto freddo perchè nelle case non c'era il risaldamento come oggi, ma solo stufe e camini a legna. Ed il pranzo, da noi, era veramente buono. Erano le ultime ore del cappone e della faraona che, di questo periodo, saltellavano non pensando affatto all'imminente fine che gli si prospettava di lì a poco. La maionese veniva fatta a mano e, molte volte, impazziva perchè bisognava sbattere le uova senza interruzione. E poi c'era il menu classico che era costituito, salvo piccole varianti, da crostini di fegatini, brodo di cappone in tazza o cappelletti in brodo e pasta fatta in casa, arrosto di faraona, anatra, fegatelli e tordi con insalata oppure cappone ripieno e sformato di gobbi. Dolci: i cavallucci e i ricciarelli. La piccola bottega di paese era più piena del solito di scatole e di casse di legno. C'era anche il bauletto delle aringhe che venivano accolte come una sciccheria. Venivano tolte piano piano dal sale di quel baule di legno, bello a vedersi, con le scritte in una lingua sconosciuta ed avvolte con accuratezza in una doppia carta: una bianca ed untuosa e poi la classica carta gialla con la quale veniva impacchettata la roba da mangiare. Era il nostro caviale e quando le aringhe avevano le uova c'era davvero una vicinanza a quel cibo che ora costa un occhio della testa. Sostituivamo lo champagne con un vinsanto fatto in casa che aveva richiesto tanta pazienza al babbo. Ma come sempre la pazienza aveva ripagato. C'era odore di festa ma allora occorreva prepararsi; la sera ci aspettava il Parroco per la Novena e preparare la Chiesa. E poi ci domandiamo del clima che c'era allora tra la gente, anche nelle discussioni televisive: allora c'era la guerra fredda, ma in questo periodo c'era solo la nostra tradizione e molto più rispetto tra la gente. E poi in questi giorni non c'era più la Cortina di Ferro né altre divisioni di sorta, ma solo l'atmosfera nebbiosa e fredda della nostra Montagnola che appariva ancora più bella con i suoi scorci grigioverdi. Ed un pettirosso infreddolito, in cerca di qualche briciola di pane, si avvicinava piano piano. Solo allora ci ricordavamo che faceva anche tanto freddo.
BUON WEEK END di NATALE E BUONA DOMENICA
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