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mercoledì 27 gennaio 2010

Vecchi od anziani? O evergreen per sempre?

Proprio stamani, tra vecchi amici si commentava, anche a seguito di una interessante trasmissione di ieri sera sull'argomento, di come le condizioni di vita,specialmente nell'alimentazione, abbiano cambiato la "durata" dell'uomo. E ricordavamo le fotografie dei nostri vecchi nel cimitero e vedevamo che loro a 65 anni erano considerati dei "vecchioni". Ma allora si mangiava la carne poco più di una volta al mese, si mangiavano le cipolle e le patate e si faceva tanta fatica fisica. Eravamo assieme ad un vecchio cavatore, un pensionato di grande spirito e di grande cultura popolare che ci diceva che quando prendeva in mano la "subbia" in inverno le mani si gelavano assieme a tutto il braccio e la stessa cosa nell'estate, quando, invece, si scottavano. Ora, in generale, a 65 anni possiamo essere ancora in buone condizioni. Ma attenzione a non generalizzare: perché quello che abbiamo asserito sopra è vero in una media statistica. Ma la vita è dura: e ci possono essere ancora oggi quelli che a ottant'anni suonati hanno ancora speranza e voglia di fare e di intelorquire e, soprattutto, di lottare e quelli che, invece, a cinquant'anni non ce la fanno più di lottare, di sperare, di andare avanti. Forse è una questione di fisico, di volontà, di ostinazione. Ed una brava società dovrebbe intervenire subito anche per quelli che, per mille motivi e mille ragioni, non hanno retto per troppo tempo la disfida con la vita. E che poi, a pensarci bene, hanno solo un pò anticipato quello che sarà l'esito finale per tutti.
Ed allora riporto quello che ho trovato nel sito "albanesi.it" in merito alla differenza tra anziani e vecchi:

"Quanti sanno apprezzare la differenza fra anziani e vecchi? Nel sito troverete un articolo dove si spiega chiaramente che la vecchiaia è una colpa.
L'errore fondamentale che spesso si commette (e purtroppo è commesso anche dai media e da chi è preposto all'assistenza agli anziani) è considerare la vecchiaia come ineluttabile. In realtà

chi non ha fatto nulla per non invecchiare è colpevole della sua vecchiaia.

Nell'articolo sopraccitato si spiega perché si diventa vecchi invece di diventare anziani; si tratta sostanzialmente di una deviazione dalla retta via.

L'azione per i vecchi

Anziché azioni di tamponamento nella tarda età (che comunque migliorano assai poco la qualità della vita), è necessario far capire agli adulti che da anziani avranno ciò che hanno seminato. Soprattutto

è più produttivo insegnare alla gente a invecchiare bene, piuttosto che assistere persone invecchiate male!

Un concetto distorto è per esempio quello della solitudine degli anziani. Ma che differenza c'è tra un settantenne solo e un quarantenne? Forse che il settantenne non può avere interessi ed essere autosufficiente? Se non li ha, è perché nella sua vita non se li è costruiti o ha rincorso idoli falsi che in tarda età sono crollati. Nessuno a sessant’anni (purtroppo a volte capita già a quaranta) nel fare qualcosa ha il diritto di dire "Sono vecchio", quando sa che ci sono persone della sua età ancora attive, dinamiche, giovanili. Chi non ha investito parte del suo tempo a mantenersi giovane ha dissipato una parte della sua vita e non può recriminare nulla e difendersi dietro il paravento della vecchiaia.
È pertanto disastroso pensare che il problema della solitudine degli anziani sia scontato. L'anziano solo è spesso in una di queste condizioni:
a) non ha seguito l'evoluzione dei tempi
b) non ha curato la sua salute e ora gli acciacchi della vecchiaia gli impediscono una vita di relazione normale
c) non ha curato interessi e ora non ha alcun oggetto d'amore da condividere con altre persone; è difficile non essere soli se non si ha qualcosa di interessante da dire.
I nonni - Pensiamo a come una situazione normalissima sia in realtà un fenomeno preoccupante: il mestiere di nonno o di nonna. Spesso l'anziano si sente gratificato se può impegnare parte della propria vita ad accudire i nipoti. A prescindere dal fatto che i nipoti non possono avere un'educazione ottimale da una persona che non è rimasta al passo con i tempi, l'avere "tempo" per occuparsi dei figli dei propri figli vuol dire avere una vita sostanzialmente vuota. Vuol dire riconoscere in qualche modo di essere giunti al capolinea, di non avere più interessi propri da coltivare e tutto ciò, anziché essere "naturale" è solo molto triste. Ci sono infatti moltissimi anziani che (non è necessario pensare al presidente della repubblica o al grande magnate della finanza per avere esempi di anziani superimpegnati) che sicuramente amano i loro nipoti, ma non hanno certo tempo di occuparsene."

Non concordo su molti passaggi di quanto scritto sopra, perchè molte volte la situazione economica e la fortuna determinano le varie condizioni: ad esempio, se mia figlia ha un lavoro con il quale non si può permettere di avere una baby sitter, beh allora anch'io avrò molta più probabilità di fare il nonno. Oppure se ho dovuto fare l'operaio per tutta una vita e poi, a settant'anni, mi ritrovo solo, avrò molte possibilità in meno di prendere una badante carina e di fare come nell'ultimo Film di Verdone. E poi penso anche un'ultima cosa: per fare tutti gli sforzi salutistici che ormai sappiamo a memoria e le diete che ci raccomandavano ieri sera, a mio avviso, bisogna pensare parecchio solo a sè stessi e solo a noi: alzarsi, vivere la mattinata e poi il pomeriggio, fino al momento di andare a dormire pensando soprattutto a come stare bene noi. Ed allora verrebbe da dire che potrebbero sorgere molte altri problemi legati alla dieta del pensiero ed da qualche parte nel nostro cervello.

Ed in questa giornata speciale raccomando una bella rilettura del libro da tanto tempo suggerito da questo blog qui accanto:"Se questo è un uomo", perchè, oltretutto, durante l'anno, bisognerebbe ripassarlo come facevamo con l'abcdario.


Ad majora.


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