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martedì 8 giugno 2010

Non mi sembra facile neppure ora!

Circa un anno fa facemmo un post mettendo in risalto la difficoltà di ottenere le cose che adoperiamo tutti i giorni. Non facciamo caso a come e' fatto un ferro da stiro,quanto lavoro comporta, ma anche le cose piu' semplici come un badile e come una vanga. prima di tutto, per fare qualsiasi cosa, anche la piu' semplice, occorre energia:energia per forgiare il ferro, energia per fare la malta per murare, energia per fare i mattoni. ma purtroppo non facciamo caso neppure alle cose più complesse. in una recente trasmissione tv monotematica hanno fatto vedere recentemente quanto ci vuole in tempo, risorse umane ed automazione per fare: automobili di lusso famose nel mondo, automobili di tutti i giorni ma anche camion ed attrezzi per lavoro. ed in questo campo giova ricordare una delle più grandi fabbriche al mondo di prodotti da lavoro pesanti come carrelli elevatori,escavatori, camion da miniere, ruspe ed il piu' grande camion al mondo impiegato nelle miniere di sabbie bitumnose del canada.Proprio quelle sabbie, uniche al mondo, da dove, strizzandole, si ricava il petrolio.sempre il petrolio.l'oro nero dei nostri giorni. Qualcuno ha detto che, fintanto si avra' cosi' sete di petrolio e si viaggia su questi prezzi, la gente e' disposta ad andare a cercarlo anche sulla luna. ma non e' facile trovarlo. a volte le condizioni sono proibitive contro forze che l'uomo riesce a malapena a concepire. basti pensare alla pressione esistente a 1500 metri sotto il livello del mare. poi ci possono tutti gli errori del mondo. errori umani, di distrazione, di mancato controllo ma forse a questi livelli ci potrebbe essere anche un po' di quel fattore che si chiama fatalita'.

La lotta dell'uomo per lo sviluppo, per andare in auto, per la comodità, a volte può provocare qualche grande, colossale disastro. Ma forse ci converrebbe cominciare a dubitare che qualche piccola colpa la potremmo avere tutti. Se non altro per non volerci fermare un attimo a pensare se i nostri modelli sono sempre giusti. Oltre ovviamente a dare tutte le colpe a chi ha provocato direttamente quel disastro dal quale forse, questa volta, è parecchio difficile uscire.
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vENERDÌ 31 LUGLIO 2009

A ME SEMBRA TUTTO TROPPO FACILE
















In un canale monotematico ci è stata mostrata una bellissima trasmissione riguardante l'attività giornaliera del più grande porto di Europa: il porto di Rotterdam.
In particolare la trasmissione si è concentrata su tre enormi attività che costituiscono l'attività di routine del più grande scalo merci di Europa: l'arrivo della più grande nave al mondo che trasporta merci alla rinfusa, la Berge Stahl, che può attraccare solo su due porti al mondo, di cui uno a Rotterdam e l'altro in Brasile; una portacontainer delle più grandi che può trasportare fino a 7000 container a viaggio e una nave chiatta con la capacità di autoffondarsi per caricare trasporti eccezionali come una piattaforma petrolifera.
La Berge Stahl doveva attendere l'alta marea per poter entrare in banchina e, nonostante tutto, il suo scafo assorbì tutta la profondità fino ad un metro dal fondale rischiando di arenarsi. La portacontainer doveva scaricare 7000 container in 48 ore ed allora entrava in funzione un sistema robottizzato di scarico e rimessaggio dei containers e si vedevano camion completamente autoguidati da un sistema robottizzato senza alcun intervento dell'uomo. La superchiatta dopo 24 ore di autoaffondamento riuscì a scaricare una piattaforma che fu trasportata da otto rimorchiatori in Danimarca per entrare in funzione ed estrarre il petrolio dal fondo marino.
Si vedeva la fatica degli uomini delle navi e dei rimorchiatori nel prendere le enormi cime delle navi ed agganciarle. E tralascio molti dettagli di continua pericolosità.
Con il ferro trasportato dalla Berge Stahl, per il quale occorreva una settimana per scaricarlo, si sarebbero potute costruire 300.000 automobili.


Allora mi è venuta in mente una considerazione che, almeno per me, vale: io non faccio mai caso, quando prendo l'automobile, a quanto lavoro ha richiesto per essere in funzione, nè, quando indosso un paio di jeans che era contenuto senz'altro in uno dei tanti containers, a quante persone ci hanno lavorato sopra, nè tantomeno riesco a pensare, quando sono alla pompa di benzina, quanto lavoro ha richiesto il mio serbatoio pieno. Per me è tutto dovuto purchè abbia i soldi per pagarlo. E' vero una volta pagato sono a posto con la coscienza e la società. Ma, a volte, mi sento molto in debito con qualcosa di indefinito e che mi rode dentro e che, io definerei, forse molto a sproposito, "coscienza collettiva".

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