Visualizzazioni totali

giovedì 16 giugno 2011

Quando Virginia e Palmira facevano il pane!



Erano donne del tardo Ottocento, quelle che negli anni 30 avevano cinquant'anni. Palmira era mia nonna. Non aveva mai visto il mare ma se ne faceva una ragione. Il suo mondo era accudire la famiglia cercando di trovare, day by day, la soluzione alla prima "problematica" che si affacciava tutte le mattine alle prime luci dell'alba. Mettere qualcosa sotto i denti durante il giorno per tutta la famiglia. Me la ricordo benissimo mia nonna, con le sue vesti lunghe e scure. Ma me la ricordo quando aveva ottant'anni e nonostante questo mi portava a fare le passeggiate nel bosco. Io ero felice perché mi permetteva di trainare il mio vecchio camioncino di legno. Ero veramente un "gran signore" allora. Mi sentivo così perché con mia nonna ed il camioncino mi sembrava di essere il ragazzetto più felice del mondo. Virginia me la ricordo appena perché stava vicino a mia nonna quando non ero ancora nato. Era la nonna di un mio amico di infanzia. Ma spesso in famiglia anche i miei genitori e mia nonna stessa ogni tanto ricordavano Virginia. Ma tutto è ritornato in mente l'altra sera quando il babbo del mio amico di infanzia, un signore piuttosto anziano e cara conoscenza di famiglia, con una sua frase ha fatto "rivivere" un film, un vecchio film e sembrava che si materializzasse, per un momento, un vecchio quadretto familiare di altri tempi, di gioia e di tranquillità. Eravamo lui, io e mia sorella ed ad un certo momento, ricordando i vecchi tempi, ha esclamato: " quando Virginia e Palmira facevano il pane noi ragazzi si saltava di gioia. C'era un profumo di legna, di scopi bruciate ma anche di pane, di lievito e quando ci si svegliava sembrava d'essere in un altro mondo con tutto quel profumo. Qualche volta, lo sai che la notte prima non si dormiva neppure a pensare che il giorno dopo qualche ciambella a noi ragazzi ci sarebbe toccata senz'altro. E poi Virginia e Palmira il pane lo sapevano fare davvero. Per non parlare della schiacciata. Perché quella era un'opera d'arte. A cominciare dalla pasta lievitata. Ci mettevano l'anima." Io e mia sorella ci guardammo un momento. Un piccolo brivido mi scivolò lungo la schiena. Ma subito scomparve perché davanti a me c'era un formo a legna ben caldo, con tante fastella intorno. Poi mentre me ne andavo mi prese un pò di ansia perchè non sapevo rispondere ad una domanda che mi rimbalzava nella mente: ma tutte quelle persone, quella vita affannata ma felice, quell'aria, quelle parole e quelle preoccupazioni di allora devono essere, per forza, da qualche parte. Per forza devono essere in qualche vecchio cassetto. Da qualche parte ci deve essere una vecchia pellicola. Forse basta metterla in macchina e rigirarla al contrario. Altrimenti ditemi voi che senso ha girare la pellicola sempre per un verso solo. Quello verso il futuro. Che poi a dire il vero non mi sembra neppure che ne valga tanto la pena. Non sarà che quella pellicola l'abbiamo venduta per un cotoletta, un hamburger, un paio di jeans e qualche carretto di latta fatto un pò meglio?. Anche allora eravamo per lo slow-food. Tanto non c'era tempo per mangiare velocemente! Qualcuno, forse ora, capirà perché tutti i giorni mi piace ritornare sul set dove fu girato quel film. Mancano purtroppo gli attori ma la scenografia è rimasta là. E non è cambiata neppure tanto!.




Honest Maverick productions


Nessun commento:

Posta un commento

Lettori fissi

Elenco dei blog seguiti