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venerdì 10 febbraio 2012

Senza arte né parte! Il mio bislacco modo di "recitare" in questo teatro che non ho scelto!



Arte ed Artigianato: due parole che si integrano l'una con l'altra. Perché non c'è la prima senza la seconda.  
Senza arte, né parte!


Quella maledetta "Spada di Damocle" che ho avuto nella vita sin dalla mia prima infanzia, dalle scuole elementari, quando non mi distinguevo particolarmente per la voglia di studiare, al periodo dell'adolescenza quando le pulsioni di quel bellissimo momento ti facevano dimenticare gli impegni, quando non avevi voglia di occuparti di cose seriose, quando passavi le serate a bighellonare nel bar...c'era sempre la spada di damocle e la paura di sentirmi dire:"diventerai uno senza arte né parte". E questo epiteto ti veniva affibbiato se ti andava bene, altrimenti ti sentivi dire che eri un perdigiorno, uno che non voleva farsi  strada nella vita. Questa cosa mi faceva rimescolare il sangue nelle vene e mi  faceva venire sempre in mente: ma come mai sono nato da non molto tempo e subito mi devo arrangiare e trovare un'arte o una parte in questo mondo? E parlo di un mondo immensamente diverso da quello di oggi, dove, quando si parlava di arte mi veniva in mente quello che avevo sotto gli occhi tutti i giorni: il tic tac del calzolaio, i colpi secchi sull'incudine del fabbro che faceva, col suo mestiere, un inconsapevole opera d'arte del quotidiano, il muratore, mestiere nobile per eccellenza e da rispettare perché lui costruiva, restaurava e, forse, per quello sempre prezioso e ricercato, il suonatore di fisarmonica che bene o male sapeva destreggiarsi in quel mistero chiamato scala musicale ed anche l'agricoltore che sapeva sfruttare tutte le potenzialità che la Natura offriva. Ma anche mille altri mestieri che venivano considerati  ingiustamente manuali per la prevalenza  del lavoro fisico che occorreva metterci sopra per realizzare le idee che questi personaggi avevano in mente. Se il mio concetto di arte l'avevo, alla meglio, acquisito restava l'altro aspetto della "parte". E mi dicevo che la parte non poteva che essere rappresentata da tutti quei lavori che la gente considerava più nobili, quelli che richiedevano poco lavoro manuale e che permettevano di andare vestiti bene, con la cravatta, anche nei giorni feriali. Nel mio semplice microcosmo il mio "range" di scelta era costituito dal maestro elementare, la guardia comunale, il dottore, il farmacista, il dentista, il carabiniere e poco altro. Ma erano figure quasi mitologiche alle quali occorreva, innanzitutto, portare rispetto e poi si sentivano lontane tranne nelle rare volte in cui ne usufruivi per davvero. Era un mondo semplice e arcaico, dove la legna era preziosa perché era l'unico mezzo per scaldarsi e la corrente elettrica quasi un miracolo, un totem da guardare con ammirazione e con rispetto. Figurarsi quelli che ci capivano qualcosa su quelle valvole di ceramica con quegli stani fili avvoltolati. A grandi linee e per ironia della sorte questo mondo arcaico e per certi versi idilliaco, ce lo siamo ritrovati all'improvviso in questi giorni di grande neve quando abbiamo rivisto da vicino quel mondo fatto di candele, di legna sul focolare, di estremo bisogno di figure pratiche e di calore fisico, fatto di fuoco e di legna, ma anche e soprattutto di calore umano. Un tuffo obbligato, per un momento, nell'atmosfera di cinquant'anni fa. Ma proseguendo nella disquisizione dell'arte, vennero i tempi delle grandi illusioni. Il concetto che la cura dell'immagine e delle finte ricercatezze davano un valore quasi esclusivo ai mestieri di "parte" cioè quelli che permettevano di vestirsi bene. Ed anch'io per tanti e tanti anni ho fatto un mestiere del genere. Un mestiere rispettabile anche perché ero a contatto quotidianamente con aziende e con quelli che producevano i beni necessari ad una società più moderna. Ma sono certo di non dire  bugie rivelando che, dentro di me, rimanevano quei ricordi di mestieri e di una società che aveva su per giù le stesse cose, anche se in maniera molto più sobria ed in forme più grezze. Ma, quasi all'improvviso, era arrivato un totem da venerare, da rispettare per il quale tutti dovevamo sacrificarsi: il progresso. Nulla di male se a questo concetto avessimo associato anche un progresso dell'anima ed invece veniva associato quasi esclusivamente a una  produzione di beni materiali e di servizi. Quanti poi di questi beni e di questi servizi fossero veramente necessari restava tutto da scoprire. Comunque dovevamo riconoscere che il miglioramento ed il progresso erano anche visibili, tangibili: nel modo di vivere, di nutrirsi  e di viaggiare. Molto meno da un punto di vista umano.E tra i mille servizi imparavamo che esisteva un mondo quasi sconosciuto fatto di gestione del risparmio per la sua migliore valorizzazione,  prestiti alle aziende, alle famiglie, in poche parole, ad una nuova scienza: di come far fruttare al meglio anche il risparmio di tutti in un ciclo virtuoso di progresso sostenibile e per il bene comune. A dire il vero non era del tutto sconosciuto perché il maestro elementare ci aveva inculcato nella testa il concetto di risparmio con quelle belle giornate in cui piantavamo gli alberi e nelle quali ci portavano il maialino di coccio da riempire con rare e preziose monetine.  Si svilupparono nuovi mestieri ed imparammo che esistevano anche altre monete oltre alla lira, che esistevano i commerci internazionali e gli strumenti migliori per farli andare avanti. E fino alla fine del secolo il circuito era abbastanza virtuoso. Poi, quando la conoscenza di tale mondo, che doveva essere soprattutto al servizio della produzione, si diffuse parecchio arrivarono anche gli "azzegarbugli"  del Manzoni traslati nel XXI secolo. Tutti andammo in confusione e non capimmo più se era sbagliato il sistema o erano sbagliati gli attori. E tutte queste "parti", tradotte in nuovi mestieri, furono messe all'improvviso sotto accusa. Anche da molti che poco tempo prima l'avevano "osannate". Ed il mondo cercò di  ritornare al vecchio concetto di "Arte" e "Parte", anche se non aveva ancora imparato a dire di nuovo  ai propri figli : "impara l'arte e mettila da parte". Ma questo era difficile da dire. Terribilmente difficile!  Anche perché, fino a poco tempo prima,  le cose andavano proprio come  in quel bel film che ho citato all'inizio:"chiudere un pastificio e farci un'esposizione di arte moderna". Meno sacrificio, più lustrini e ....più quattrini! E quindi l'Arte non poteva essere messa da parte. Ma sfruttata subito senza calcolare quanto se ne possedeva davvero. E non si riuscì  più a capire la differenza tra Arte e Parte. Finché non avemmo estremo bisogno di cercarla di nuovo! Ma allora ci accorgemmo, con stupore, che il mondo era davvero cambiato. Era andato oltre! Oltre il concetto di "Arte e di Parte". E come in ogni processo non facilmente reversibile, era diventato davvero difficile continuare a recitare "senza arte né parte" e molte volte........ senza neppure un copione. Ed il copione, forse, in questi casi, si potrebbe chiamare anche con un altro nome: un pò di programmazione?  o.....qualcosa che gli assomiglia.
Honest Maverick productions

Enjoy:
Una tonalità più bianca del bianco! Ed infatti c'è neve. Speriamo di mantenere sempre questa tonalità anche negli animi!
Ma credo che sia davvero difficile,specialmente di questi tempi!


          

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